mercoledì 30 luglio 2008
letture estive antiche e sempre nuove # 1
Il Signore lancerà contro di te la maledizione, la costernazione e la minaccia in ogni lavoro a cui metterai mano, finché tu sia distrutto e perisca rapidamente a causa delle tue azioni malvage per avermi abbandonato.Il Signore ti farà attaccare la peste, finché essa non ti abbia eliminato dal paese, di cui stai per entrare a prender possesso.Il Signore ti colpirà con la consunzione, con la febbre, con l'infiammazione, con l'arsura, con la siccità, il carbonchio e la ruggine, che ti perseguiteranno finché tu non sia perito.Il cielo sarà di rame sopra il tuo capo e la terra sotto di te sarà di ferro.Il Signore darà come pioggia al tuo paese sabbia e polvere, che scenderanno dal cielo su di te finché tu sia distrutto. Il tuo cadavere diventerà pasto di tutti gli uccelli del cielo e delle bestie selvatiche e nessuno li scaccerà. Il Signore ti colpirà con le ulcere d'Egitto, con bubboni, scabbia e prurigine, da cui non potrai guarire.
ecco...lettura del mattino.
mercoledì 23 luglio 2008
Karadzic come Quelo
Insomma alla fine Karadzic, dar peggio der peggio criminale di guerra dell'ex Jugoslavia, si era riciclato come dottor Dragan David Dabi. Già noto come DDD. Una specie di disinfettante. Piu' che altro sul suo passato.
Un pò santone un pò bohemien. Uno che non passava inosservato. Uno che lo vedi e dici ma chi è Quelo. Nel senso di Quelo, il santone di Guzzanti.
Uno che dispensava saggezze, omettendo il fatto di aver ordinato di massacrare 8.000 bosniaci. Tanto per. Una cosa che nel suo curriculum aveva tolto. Occupava spazio. Uno stage. Ma in realtà lui è un medico cazzo. Se qualcuno ti muore tra le mani, alla fine è mera statistica. Mortacci de sto vecchio con la barba bianca. Non sono parole mie. E' il coro solenne delle vittime di Srebrenica. Bisturi. Per capire da che parte aprirlo da parte a parte. Per vedere se c'è rimasto qualcosa dentro di quelle urla disumane, che non può non aver sentito.
giovedì 17 luglio 2008
E' bello penne al filo della vita
ieri sera testaccina in un momento di overdose di pastella;
Prima dell'ora del teatro cercavo come un segucio monco i suppli pe i Prati (nel senso del quartiere); nun ce se ragiona piu' co quelli de quer posto;
non c'è romano che tiene botta, so tutti fiji de na mignotta;
nel senso buono; tipo siciliani calabresi, collusi col meridione, che trattano Roma come una regione; io perdo l'appetito e la ragione; non me da il nero de seppia; voglio un supplì che è sta robba qui? non te lo fanno. niente; c'abbiamo le arancina. Con la A.
Porca troia vado a teatro che poi non è un teatro a vedere una cosa con dentro Stefano Fresi.
Che è un attore bravo , un uomo de sostanza, chi lo conosce lo sa, uno che musica col cane che gli fa da coro; uno col maggiolone quello vecchio, che promette eleganza e decoro.
La scoperta dell'america all'antica osteria; spettacolo musicale in 2 tempi di Attilio Corsini liberamente tratto da un copione di Pascarella; con Corsini, Stefano Messina, Annalisa Favetti, Roberto Della Casa (come il vino) e il trio Favete Lingus( Stefano Fresi, Emanuela Fresi e Antonio Fornari). Si sta tutti insieme in mezzo alla piazza de Testaccio, quella davanti al Teatro Vittoria; e io de solito odio gli attori quando te se mettono tra i piedi, e te vogliono coinvolge, invece qui li vai a cercare, che ti pare di sta dentro un posto pure tuo, e allora tanto vale che me parli da vicino, che non c'è il distacco, non c'è nessuno smacco ad avecce il posto riservato, qui chi primo arriva sta bello comodo e beato. c'è profumo di pini mai tagliati, vino bianco direttamente sui tavolacci, neanche una zanzara per dirla tutta, e misticanze di attori, musici e poeti, come il mio amico Aprea che alla fine si emoziona e dice della tenerezza del luogo, di questa sana romanità fatta nostalgia, fatta apposta per far cantare e ridere quelli che a teatro ingessati e seduti non ce li vedi mai; Che se devono agità, che altrimenti che campi a fa.
Pensavo meglio della vita in genere, eppure qui mi riconcilio, che a quello serve il vino e le facce della gente; tutti in equilibrio precario, eppure faccio caso a questa cosa che Roma mi appartiene, con i vocalizzi, le rime baciate, cerco di ricordarmi da che parte si mette l'accento per dì le cose che me piace dì, pe fa le cose che me piace fa.
E' tutto vero.
Poi se vedo il Fresi fa le serenate, me viene in mente una cosa che se potrebbe fare dentro un condominio in cui il portiere è lo stesso di prima, quello riccioletto che balla il tango quando puede. Una cosa Trash che diventerebbe Cult. Vero Alè?
Se campa appesi a un filo, non se scampa,
però per carità
non lo tirate troppo che se strappa
lassateve portà
perchè da un filo messo a pendolone
che va de qua e dellà
seppure nun te spieghi la ragione
è bello dondolà
è bello penne al filo della vita
perchè se sai campà
un attimo che passa de sfuggita
è già un eternità
se dondola, se dondola
se va de qua e dellà
ma un attimo che passa
è già un eternità.
( da "i sette re di Roma" Luigi Magni)
giovedì 10 luglio 2008
Ardecore!
Se sento la musica degli Ardecore me viene da scrive così.
Non lo faccio apposta. Domani sera suonano alla Festa dell'Unità. Prezzi popolari. 5 euro 5.
Se passo sotto il semaforo della merulana sotto la pioggia me bevo
le foglie che mi hanno immerso da sempre quando qui ci passavo anche prima da sempre
Cerco di evitare che si intasi l'ultimo tombino prima che se ne vada a galla roma e chi non riesce a galleggiare mi vede arrivare con i braccioli in braccio
apposta porto a spasso i vecchi dalle panchine e gli levo il vecchiume di dosso che non sta bene, tolgo il trasandato da sotto i lampioni della periferia e indovino l'età di tutti i compleanni dei bambini nei parchi i primi pomeriggi di sole dopo giorni di pioggia coi Mc Donald's chiusi,
perchè stanno in lutto che j'ho ammazzato il pupazzo Ronald che è scoppiato de colesterolo a forza de mcpajata che gli ho proposto io.
Abito allo sprofondo, me ficco nei portoni a prende er ponentino, so sempre stato barzotto come un ragno attaccato a Roma come fosse la sua tela
Abbindolo quello che non c'è e va benissimo così...
Mi sto organizzando tutto un percorso mio di allievi allevati apposta per l'occasione, gente che non ne vuole piu' sapere per quanto non ne sa nulla ancora. Allora mi piazzo, mi paleso dalle parti di una piazza qualsiasi e mi metto a vigilare al centro come a indovinare le direzioni, direttamente senza colpo ferire, finchè non avverto il vento che cambia, diventa un altro tipo di vento e batte l'aria delle savane ardeatine, dei monti Corviali appesi chissà dove, delle colline di trullia, le vedo e le rispetto.
Principalmente sto calmo dico se vedemo quane se vedemo quine, credo che ci siano due cose infinite, universo e stupidità, ma non mi fido dell’universo
Faccio in modo che gli imbecilli escano di scena da qualsiasi porta di roma come se gli regalassi chiavi senza ritorno
metto a morte gli spacciatori e organizzano rave alla cloaca massima perchè dalle fogne sono usciti e li devono rientrare
sciaquo a mani nude le scodelle della caritas e faccio che il popolo affamato che sbava possa sputare direttamente sulla faccia di questi che si pensavano di essere la crema e invece sono solo rancidi andati a male. Tengo il conto di tutti quelli che si crogiolano per l'ennesimo caffè, e giro il cucchiaino per quelli che non ce la fanno piu' anche per questo. Spezzo il pane,spezzo pure il vino già che ce sto, organizzo indianate di tavernello coi barboni dello scalo di San Lorenzo. cerco Mario Angelo e Angelina che si infila nelle cabine per rimediare gli spiccetti, come se non lo sapesse che nessuno ce telefona piu' dalla cabina,
e che piano piano le sfasciano tutte, che se ce fosse un supereroe a Roma, non saprebbe dove anna pe mettese er mantello.
Quanno c’è la callaccia faccio le mani a conchetta e trascino le grattachecce della Sora Maria a Trionfale su tutti i palati assetati e stanchi dei vecchietti ad agosto soli a roma. Io smollico il pane vero e faccio tettoia per l'anima di tutti quelli che vendono gli ombrelli ma stanno sotto la pioggia
leggo le poesie dell'africa della nigeria tutta, del congo addomesticato, del pakistan venuto fuori profumato, leggo quei libricini piccoli che t'appioppano fuori da feltrinelli, io li becco sempre che piove, così li compro e faccio due chiacchiere. E loro mi insegnano la danza della pioggia, intanto che piove, imparo a ballare.
Passo carezze come se avessi le mani solo per queste sulle guance delle mamme al Verano. Faccio il lutto esaurito a Prima Porta pure, vado dalle mamme
che stanno lì e ogni giorno aggiungono fiori come a comporre un enorme mosaico addolorato e bello anche per quello dentro ogni sguardo ci metto il sale così che tutti le lapidi ammucchiate sulle strade consolari siano pronte e condite per la cena anche stasera con mamma e papà.
Scavo da tutte le parti altre linee mie personali di metropolitane preferenziali che faccio usare a chi dico io.
Sgomito, sterzo, faccio contropelo ai vigili urbani che non ridono mai perchè pensano che così sono piu' seri,scarico una versione nuova di solitario per il computer all'impiegata scema della prefettura, che poraccia l'hanno messa li e non fa niente, e non vince manco a solitario.
Scanso Giordano Bruno da sotto il fuoco de Campo de Fiori, e improvviso un barbecue, ma senza tutti quelli che c'hanno invaso la piazza, sopra le verdure del mercato della mattina, la carne del campo vaccino, e già che ci siamo disinfetto la piazza bella da sti cojoni coi megafoni, con la cocaina sottobraccio,
con la macchina che la devono parcheggià piu' vicino possibile, perchè c'hanno le troiette dentro che non possono fa manco du passi, perchè c'hanno trenta centimetri de tacco e i sanpietrini che almeno loro non perdonano. Non perdono nessuno. Mi perdo io.
lunedì 7 luglio 2008
Gabbiano Mannaro
I Gabbiani per me possono anche morire tutti.
Sono romantico e me ne vanto.
Il problema dei gabbiani contemporanei è che sò un pò coatti. Se la comandano proprio ormai. A Roma fanno fuori tutti. Girano col Tmax, e fanno le pinne ai semafori. Non scherzo. I gabbiani evoluti tra un pò semineranno il traffico con lo scooterone. Con la zampa di richiamo per farti capire che loro so veramente fichi e non c'è n'è per nessuno. Sia ben chiaro. Io non ammazzerei mai un gabbiano che mi urla di mattina all'alba con quella cazzo di risata isterica. Uaaaa Uaaa GNa Gna Gna. Sembra il grido di dolore ma al tempo stesso la consapevolezza cinica che prima o poi ci faranno fuori tutti. Sostengo che il Gabbiano sia il vero padrone del mondo. Penso spesso che chi li ha inventati, e successivamente modificati è un vero genio. Perchè ormai siamo tutti spacciati. Ci mangeranno vivi. Si ciberanno di noi a intervalli irregolari. La colazione coi topi della Magliana tra poco non gli basterà piu'. E' solo una mera questione di tempo. Ah balordi...In particolare il gabbiano del cortile interno del mio palazzo col quale vorrei scambiare due chiacchiere. Per capire se è in cura da qualche parte. Perchè la sua risata barra grido di battaglia mi preoccupa non poco.
Mio padre ha una teoria sul fatto che uno del palazzo di fronte gli da da mangiare e quindi loro si accalcano. A parte che c'è n'è uno solo, obeso, eppure non si sa come continua a volare che dio gliela manda buona. E poi la dinamica dell'offrire cibo ad un gabbiano non funziona piu'. Il gabbiano è amante del self service. Fast food.
Bastardo. Gabbiano mannaro perchè non ti bruci al tramonto?
L'avevo detto che ero romantico.
giovedì 3 luglio 2008
Il fantastico mondo di Oz ( e di Ingrid)
Ingrid non c'era due giorni fa alla feltrinelli di via appia nuova. Forse era ancora incatenata. Non lo so. MI sono guardato intorno e non l'ho vista. Eppure quando ieri ho sentito la notizia della sua liberazione ho pensato subito a due cose. Al fantastico mondo di Oz. E ad Amos Oz in persona.
L'altra sera lo scrittore israeliano ha fatto una lezione di scrittura senza che nessuno sentisse il bisogno di appuntarsi qualcosa. Vedi quest'uomo che ti racconta le sue camminate mattutine nel deserto ogni giorno, primavera, estate autunno inverno; te lo immagini che poi si mette a lavorare, che prende il caffè al solito posto.
Immaginazione e immedesimazione inventano i personaggi della nostra vita e ci appartengono. Una specie di cucina dove tutti possono entrare, ma alla fine bisogna decidere chi ha la responsabilità degli ingredienti. Di come amalgamare le cose. Ammesso che uno sappia cosa significhi. Ci racconta dei vicini di casa che si sistemano quando si sentono osservati da Amos Oz, perchè hanno il lieto timore di finire nel suo libro. Non si sa mai. Meglio essere presentabili. Visto che Oz è uno che nei libri ci mette quelli che incontra per davvero.
Senza avere una trama. Senza un finale. Come direbbe Cechov. Essere una spia, che usa la commedia umana per la compassione, per la tenerezza e per l'ironia. NOn so se in quest'ordine. Ma comunque il punto è un altro.
Essere curiosi. Impararlo da bambini. E non perdere l'ingenuità. O qualcosa che ci assomiglia molto. Ecco perchè Ingrid l'hanno liberata.
Ecco dove le cose chiudono il cerchio. Ecco come.
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