venerdì 11 aprile 2008

evitare di farsi male



Ipoteticamente domenica e lunedi il popolo italiano è chiamato alle urne.
La prima cosa che mi sono chiesto quando ho capito che significa urne è se dovevo preoccuparmi in qualche modo delle ceneri come rimanenza. Già la parola urne secondo me non aiuta, in piu' in questo overtime della nostra dignità melliflua siamo ovviamente attenti ad ogni cosa. Visto che questo blog si chiama spregevole, stamattina, mentre sfogliavo la repubblica col caffè, pensavo che in fondo bastava prendere notizie così random per ricavarci almeno una quindicina di post per i posteri.
E invece no. Ieri a Roma in centro c'erano delle macchine della polizia municipale messe di traverso. Cioè tipo al semaforo dopo il Colosseo prima di prendere via Labicana, diciamo davanti al Coming Out c'erano questi messi coatti col muso che guardavano chi arrivava. A me in quei casi mi sale l'ansia. Anche se ho tutto in regola. Che ovviamente non è vero. L'idea che l'approssimarsi delle elezioni in un paese si misuri con la paura esponenziale di qualcosa che vada storto mi procura un deja vu. Mi fa tornare alle piccole e ipotetiche certezze. Le tribune elettorali che da piccolo origliavo e mi sembrava tutto così chiaro; ogni cosa al suo posto.
Le giacche. I vestiti. I microfoni vecchi.
E adesso il ritorno nelle piazze con la gente dentro che fa finta di stare in piazza, ma vede che c'è la televisione, e si comporta come se ci fosse la televisione, e la piazza smette di avere senso. Alla fine se ti abitui a questo ti abitui a tutto. Lo sforzo di non pensare che tutto è uguale mi sembra un esercizio nobile e necessario di questi tempi. Forse esistono delle differenze. Forse siamo invischiati in qualcosa che sembra non appartenerci. Il senso di scollamento che si respira. C'è chi non andrà a votare che tanto che serve, chi ha perso la scheda, oddio che palle devo andare a richiederla, chi va a votare ma tanto boicotto la scheda, ci scrivo quello che mi pare, come se qualcuno si mettesse a leggere ciò che scrivi tu, chi farà il weekend fuori, chi fingerà una malattia; chi si sentirà diversamente inabile al voto in quanto tale.
Io credo che andrò. Paraponzi ponzi pò.
O cercherò di costruire una macchina per votare che faccia tutto al posto mio.
Anche se (ovviamente) non saprei come farla funzionare.
Ma sarebbe divertente portare ognuno un pezzo diverso e rimontarla insieme.
e vedere se succede qualcosa.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Una macchina per votare non sarebbe male

spregevole ha detto...

ovviamente freeware

Anonimo ha detto...

invece vorrei che il voto ritornasse ad essere privato e artigianale. vedremo...

Anonimo ha detto...

dopo il voto. forse dovrebbero inventare un software per piegare le schede elettorali.
Mortacci loro. perdonate il francesismo