martedì 11 marzo 2008
Alfredo ovvero come nominare le cose
Sento delle voci ultimamente. E la cosa mi conforta. Visto quello che dicono. La capacità di nominare le cose è qualcosa che appartiene all'arte e la fa sembrare diversa da altre cose che ci ostiniamo a sopportare.
Ci restituisce l'antica ferita dello sguardo. Che quando non ci piace piu'succede che lo distogliamo. Forse la tragedia di Alfredo Rampi, è stata l'ultima volta che tutti abbiamo guardato nella stessa direzione, ma con la giusta distanza. Sapendo di essere inabili allo sguardo. Solo capaci di "fare teatro". Eppure provare a tenere il fiato sospeso. Per il silenzio. Almeno per quello. Ecco cosa mi ricordo di quel giugno '81. di quelle notti che i miei passarono in veglia. come tanti genitori.Come i Baustelle che prendono la ferita buia e profonda di Alfredo Rampi e la sublimano in qualcosa che parla un'altra lingua. Inventano parole apposta per scavare dove altri non sono riusciti neanche a mettere le mani. Perchè l'arte è mischiare a piene mani nel fango. Senza aver paura di non trovarci niente altro che terra e acqua, che scivola. E ti rimangono i segni addosso. Ecco perchè questo pezzo è necessario in tutta la sua bellezza.
Per ricordarci di quel teatro aperto che tutti abbiamo osservato. Come circensi, giocolieri, accalcati a sporgerci.
Speravamo in qualche angelo al contrario. E invece tutto è rimasto sotto.
Tabu'. Trauma collettivo. I Baustelle hanno avuto il coraggio di spostare il punto di vista. Guardare le cose come se ce le raccontasse Alfredo. E vedere cosa vede lui. Restituirci il fango per intero. E dentro , non troppo nascosto il tabu' che abbiamo seppellito. E l'incapacità cronica di non voler guardare le nostre ferite.
Nota a margine.
Provai a parlare della possibilità di raccontare questa storia ad una importante produzione televisiva visto il mio mestiere. Sto nell'ambiente, you know. Mi presero per pazzo. Chi è vuole vedere una storia del genere? Dissero così.
I Baustelle suonano venerdi sera all'Alpheus.
A chi mai dentro sè il vuoto misurò
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4 commenti:
Che capolavoro
E' un pezzo necessario.
quasi liturgico.
Non conoscevo la canzone. Mi pare davvero bella. Soprattutto mi ricorda certe cose. Una poesia.
mi ricorda certe cose di De Andrè
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