lunedì 16 giugno 2008
Lavanderia e attesa
Mi piacciono le lavanderie. E mi piace aspettare.
I tempi d'attesa in certi posti funzionano meglio.
Si usano delle monete che solo lì hanno valore. Ancora li chiamano gettoni. Si leggono dei libri perchè ci trovi le storie. Non dici che stai leggendo un libro perchè sai...no, leggi una storia, che è diverso. Le molecole dentro sono pulite.
In questi posti sostanzialmente la gente è lievemente sorridente. Ce ne sono ancora poche a Roma, ma quelle che ci sono mi affascinano. Ogni volta mi chiedo cosa ho da far lavare di enormemente gigante, che mi spinga ad entrarci.
Mi viene in mente sempre l'anima. Anche se sono consapevole che non sia gigante. Niente affatto. Mi piacerebbe incontrare delle persone. Parlare di ciò che stanno leggendo.
Conversare in altre lingue. Come se la centrifuga ci rimescolasse i dittonghi. E premesse sul palato per far uscire le parole che non sappiamo come dire.
Intanto che aspetto cerco di fare il ciclo completo.
Da dentro si vede benissimo fuori.
L'altro giorno ho visto arrivare uno matto che voleva entrare nella lavatrice.
Aveva scelto un momento ideale. Perchè c'era un black out.
Diceva che dentro ci aveva lasciato una cosa di quando era piccolo lui.
Mi sembrava convincente. Io ci credo. Chissà le cose che mi ci sono perso dentro.
Se il ciclo di lavaggio fosse una specie di hula hoop temporale come la mettiamo?
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6 commenti:
Le usavo durante l'erasmus. è vero che il tempo sembra diverso.
Io ci sono andato solo una volta. Un maglione mi è diventato trenta volte piu' piccolo. Però bella gente.
bello
Grazie. Sono infeltrito al momento.
DI QUANDO ALLA LAVANDERIA A GETTONE HO INCONTRATO DIO
Entro ed era lì. Seduto: leggeva qualcosa, forse l'ultimo di Vespa. Pantaloni di lino, camicia di lino, sandalo birkenstock. Gli occhi nascosti dai rayban: un modello recente. I capelli bianchi che facevano contrasto con la collana di pietre scure, su ognuna delle quali sembravano incisi dei piccolissimi caratteri chiari.
Entro e sapeva già che ero lì: Mi guarda come guarderemmo il personaggio di un film porno o di una fiction italiana: dai, tanto lo so che cosa devi dire e fare, lo so che la tua prossima battuta sarà... "scusa ma tu sei Dio?". Sorridendo stancamente avrebbe chiuso il libro, si sarebbe alzato e, abbassando leggermente lo sguado in modo da farmi intravedere i suoi occhi azzurri, mi avrebbe detto: "Credo di sì".
Entro ed era lì, lui e tutta la sua iperconsapevolezza espansa, la sua onnipotenza invadente, la sua cinica immortalità.
E ci giro attorno.
A tutto questo.
Ci giro attorno come si gira intorno ad un elefante che è scivolato nel bel mezzo di via del Corso (mai successo a voi?).
Faccio finta di niente, lo ignoro come se non fosse nessuno, e mi permetto solo una impercettibile smorfia di disgusto indirizzata al libro che sta leggendo.
Mentre passo do un'occhiata al suo cestello: dentro il vortice mi sembra di distinguere una grande palla scura, screziata da piccole nubi o forse dal sapone, come un piccolo pianeta in preda alla centrifuga. In sottofondo, sotto il rumore del lavaggio, mi sembra di sentire miliardi di vocine microscopiche che urlano all'unisono. Chissà se questa volta ha scelto il programma giusto?
che dire cikappa. te l'ho detto che sei il + bravo. ma tu gnente...
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