martedì 30 dicembre 2008

ultimo post



Visto che dio o comunque si chiami non ci riesce...fate morire quella ragazza
fate morire Eluana.
questo blog si chiude per lutto (in attesa di...)

lunedì 24 novembre 2008

epitaffio del controsoffitto stanco


E' tempo di controsoffitti. Tutti che si accalcano cercando di capire come funzionano. Come si costruiscono. Da che parte si guardano. Loro, neanche fosse una colpa, non reggono le troppe pressioni, e crollano. Ma così, senza avvertire nessuno. O forse si. Ma in un linguaggio incomprensibile. Basta uno sbuffo d'aria combinato insieme, come un'alchimia crollata prima di formarsi del tutto.
Basta il vento freddo dei tempi incerti. Stare all'ultimo banco negli anni scolastici voleva dire essere rispettato. O comunque tentare di nascondersi. Da quegli strani fenomeni atmosferici chiamati interrogazioni. O dalla stupidità della vita in genere che neanche si accorge che tu sei rimasto sotto, e a respirare non ce la fai piu'...
Sbuffare non serve a niente. Morire a scuola è un'incidente sul lavoro. Probabilmente si. Bloccare il festival del cinema di Torino serve a trasformarlo in un piano sequenza muto. Meglio di niente. cambio scena.

mercoledì 5 novembre 2008

Epitaffio di come funziona veramente


Piu' che altro tento di capire come funziona un pollice. In particolare uno verde. Riconoscerlo, per me, è alquanto difficile, considerando la mia proverbiale propensione al daltonismo. O qualcosa del tipo.
Il fatto è che mi hanno regalato due piante di basilico, che non riesco a capire da che parte si guardano. Come funzionano le cose. Questo è l'epitaffio delle mie esigue capacità di comprendere i fattori ambientali, e di usarli, nella migliore delle ipotesi, a mio favore.
Invece no.
i basilichi reagiscono in maniera uguale e contraria ai miei sforzi malsani.
Mi vengono in mente le paturnie di Moretti in Bianca, quando chiedeva alle sue piantine malandate, cosa vuoi piu' acqua, piu' sole, parla!
Le mie piantine sono afone. In compenso non hanno confidenza con le stagioni e le finestre da cui si vedono le stagioni.
Ieri durante il temporale del secolo che ha afflitto Roma erano tutte rigogliose. Vai a capire...stanotte si sono piazzate su Foxnews a seguire gli esiti delle elezioni americane. Accadono strane cose...

lunedì 20 ottobre 2008

Epitaffio dei vecchietti con tagliaunghie


Se c'è una cosa che non sopporto è vedere sparire le persone da un momento all'altro. il pomeriggio della domenica aveva senso anche per merito dei vecchietti davanti casa.
due che si organizzavano il tempo libero ed eterno davanti a loro come se non ci fosse niente altro da fare.
lei aveva un tagliaunghie. lui la aspettava al sole.
lei gli ha preparato la minestra. lui ad un certo punto non ha piu' risposto.
epitaffio questo per il silenzio del vecchietto.
e del tagliaunghie che è rimasto da solo sulla sedia ad arrugginirsi.
ed epitaffio pure alla tristezza di quando metti a fuoco le cose e ti accorgi che non c'è proprio niente da bruciare alla fine.

martedì 14 ottobre 2008

come ho imparato a odiare i trolley # 2


Tutto quello che so l'ho imparato dalle stragi.
Nella mia vita e non solo.
Stamattina ho ritrovato dei vecchi appunti su una cosa che (ovviamente) non scriverò mai.
Forse non tutti sanno che il reperto trovato a Pratica di Mare in merito al disastro aereo di Ustica (tanto per dirne una) si chiama "Trolley" in un gergo peripatetico e moderatamente blando. In pratica a pratica di mare i rifiuti del velivolo erano dentro a questo affare.
cito da non so dove.
Detto oggetto è una scatola parallepipeda, di materiale leggero, munita di ruote per poterla agevolmente estrarre. e fino a qui tutto bene, come direbbe l'attore dell' Odio raccontando il fatterello del tipo che precipita.
Trova collocazione, nel velivolo, nel galley anteriore, in un vano ricavato nella paratia di separazione fra cabina piloti e galley stesso.
Durante il volo è tenuta in posizione da maniglie ruotanti (come non pensare a Goldrake che in quegli anni imperversava sulle nostre televisori appena colorate) ne permettono il bloccaggio nel suo vano di contenimento.
Il ritrovamento del reperto in quella posizione è una chiara indicazione che il danno al velivolo è avvenuto nella zona anteriore, a meno che ( come a meno che...) sul velivolo I-Tigi non esistesse un secondo Trolley anche nella parte posteriore, cosa che si potrà verificare esaminando i documenti relativi all'aereo, che non sono stati reperiti dali firmatari presso il RAI di Roma. (da non confondere con la Rai, comunque secondo me allungando le frasi praticamente qualsiasi concetto lo puoi buttare in caciara. Gergo tecnico)
Si deve però considerare che l'installazione del galley anteriore e relativo trolley è relativa a realizzazione progettuale e non modificabile, mentre quella relativa al galley posteriore è una realizzazione della società proprietaria per ricavare un vano portaoggetti.
Quindi, se sull'aereo ci fossero stati due trolley il ritrovamento in quella posizione di uno di essi non privilegierebbe nessuna delle due ipotesi (danno avanti o dietro) mentre se il trolley presente a bordo risultasse uno solo si avrebbe privilegiata l'ipotesi del danno in posizione anteriore come prima descritto. si...
Comunque, pur non avendo ancora potuto, come già detto, visionare i documenti relativi, da colloqui avuti con personale ex Itavia è emerso che nel galley posteriore non esisteva alcun Trolley.

e direi che questa seconda parte ha un che di sottilmente misterioso.
ma mica tanto.

venerdì 3 ottobre 2008

mio cugino che di mestiere fa il barman solo che...


Mio cugino ubriaco che di mestiere fa il barman.
Lo so che non ci si può credere, eppure è l’unica cosa che sa fare. E’ bravissimo. Un talento naturale. Quando non è brillo. Quando non ti chiede i soldi perché è sbronzo. Quando non ti riconosce e chiude gli occhi perché è instabile, malfermo, ebbro.
Quando a un certo punto non aveva i soldi per bere, ha fatto una specie di rapina e se lo so bevuto.
Mio cugino ubriaco che di mestiere fa il barman.

L'altro giorno l'ho visto. O meglio mi ha visto lui e mi ha urlato che mi aveva riconosciuto. Io stavo in motorino e ho fatto finta come quando da verde senti che sta per diventare arancione il semaforo. Ho accelerato. e l'ho lasciato li.
Che non c'avevo i soldi neanche per una birretta con mio cugino che di mestiere solo che...brillo un pò di meno.

martedì 23 settembre 2008

Soltanto un nome anonimo


In questi giorni alla casa del cinema si omaggia uno dei piu' grandi sceneggiatori italiani. Ugo Pirro. Ieri sono andato a sentirmi delle cose e a vedermi il documentario "Soltanto un nome nei titoli di testa".
Ad un certo punto Pirro dice al suo intervistatore una cosa tipo guarda non credere che i produttori con cui ho avuto a che fare io chissà chi erano, e che tipo di cultura avevano. Alla fine, anzi, è quasi meglio avere a che fare con industriali piastrellisti ( quello che ha prodotto Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto) o figli di papà che però hanno dei soldi da spendere.
Giusto. Per dirla meglio. Meglio i cialtroni che producono.
Piuttosto che? No piuttosto che lo aggiungo io.
Ultimamente ne incontro spesso di cialtroni tout court. A cui neanche posso raccontare questo aneddoto, visto che mi chiederebbero sistemandosi la cravatta nella panza...e chi cazzo è Ugo Pirro?

lunedì 15 settembre 2008

Mi Manca Chiunque. Soprattutto DFW


Già lo sa che mi mancherà. David Foster Wallace (anche DFW) è morto ieri nella sua casa in California. Si è suicidato. Almeno pare.
A noi ci ha cresciuto con la metonimia del dolore, con la saggezza dell'incanto incastrato di frasi fatte apposta per essere lette. Messe da parte, e capite da dentro dopo un pò. Uno di quelli per cui ti puoi distinguere. Uno che mette a posto le cose. Crea le distanze. Leggi David Foster Wallace? Allora sai di letteratura. Sei contemporaneo. Hic et nunc. Ci ha abituato a non seguire per forza il senso. Visto che le cose non sono le cose. Ci ha impegnato il cervello per faccende pensanti. Leggermente educato alla sintassi slabbrata e umida delle nuove credenze popolari. noi degli anni settanta, cresciuti prendendo anche a pallonate le credenze se possibili. finalmente abbiamo forse capito che quando ti cascano addosso fanno male.
Ma davvero.
In loving memory DFW. Mi manca chiunque.
Ogni parola mi mancherà. E soprattutto le note a margine.

giovedì 11 settembre 2008

In castigo nelle bolle di vuoto. Tutto calcolato.



Ho scoperto ( non io letteralmente) ma leggendo tra le righe ( ma neanche troppo) che esistono queste bolle di vuoto, in cui uno volendo si può anche nascondere.
Cioè per dirla meglio...le collisioni ad alta energia potrebbero ( mi piace il condizionale, è speranzoso) formare delle bolle di vuoto in cui TUTTO L'UNIVERSO a poco a poco precipiterebbe in cerca di QUIETE.
Cosa? Basta così poco per stare bene? e dove si deve premere questo tasto? Devo comprare i torcioni dello stereo anni 80 dei picnic in montagna con i miei per sprigionare l'energia alta? Come ci si organizza per la fila? Tutto l'universo è inteso in senso letterale, oppure è una metafora cosmica? Io mi adatto anche con il posto in piedi.
La quiete. Che parola bellissima.
Facendo dei rapidi calcoli credo che non esista modo migliore per rimanere vigili e beffardi di fronte a questa materia che occupa spazio e ci rende nervosi.
Va bene MI rende nervoso. al punto che devo inventarmi un modo per capire come andare in castigo.
Vogliamo ora descrivere l'evoluzione nel tempo della bolla dopo la sua formazione.

La soluzione di bounce vive nello spazio euclideo, che si è ottenuto ponendo t= ? ( e mica lo so...)

Analogamente a quanto visto per il problema della cinematica di una particella soggetta ad un particolare potenziale un campo soggetto ad un potenziale posta inizialmente nello stato di falso vuoto decade per effetti quantistici nello stato di vero vuoto dopo un tempo t, che fissiamo come l'origine dei tempi. ULLALA'

L'equazione è il prolungamento analitico dell'equazione di campo nell'euclideo posto ; quindi la sua soluzione è ottenibile dal prolungamento analitico del bounce, ovvero: A SAPERLO...

Nell'approssimazione di thin wall ( CHIARO NO?) il falso vuoto è separato dal vero vuoto dalla parete della bolla, localizzata in . L'espansione della bolla è quindi descritta da una traiettoria iperbolica

Se quindi R ( COSA?) è piccolo ( SE QUINDI...non ho mai capito quando ti dicevano pure a scuola, dato che...se quindi...ma chi l'ha deciso?) la bolla si espande quasi istantaneamente alla velocità della luce. Facendo riferimento alla figura 8 un osservatore fermo in O riceve informazioni riguardo all'esistenza e all'espandersi della bolla nel punto P di intersezione della sua linea d'universo con il cono di luce della bolla. Lo stesso osservatore passa da uno stato di falso vuoto ad uno stato di vero vuoto nel punto P' di intersezione tra la sua linea d'universo e l'iperboloide che descrive l'evoluzione del moto della bolla.

A me sembra chiarissimo. E voglio essere amico dell'iperboloide.

venerdì 5 settembre 2008

La quintessenza dell'inadempienza



Vado in bicicletta la sera quando il crepuscolo si affaccia alla finestra.
quando non ne posso piu' di sbuffare al computer che mi si rivolta contro.
la cosa bella veramente bella bella ma davvero è che dopo soli 4 minuti di pedalate a ritmo blando ( prendo in prestito una citybike, niente di che) mi trovo nel posto tipo questo della foto. che ho fatto io. con i mezzi che ho;
adesso mi metto la musica che dico io, fumo e l'acquedotto felice fa benissimo il suo mestiere.
e mi rilasso. penso a delle cose per ingannare l'attesa del sole sparecchiato sotto gli archi.
e penso alle polemiche della morte cerebrale in genere
così. tanto per...

lunedì 1 settembre 2008

La multinazionale dietro al Cinghiale


Mi faccio delle domande.
Cosa c'è dietro la lobby del Cinghiale? Il pennello. quello grande. quello che uno se deve dipingere la parete grande. Mi sembra un bug del tempo anni ottanta che ritorna di tanto in tanto quando passa questo memorabile spot televisivo.
Una specie di crepa nel sistema. Dio mi ci voglio ficcare dentro.

Altra domanda
Sarà morto l'attore protagonista dello spot?
e se si avrà finito di spennellare la sua parete? Lasciato lavoro a metà? Precario?


altra domanda
Perchè ci sono cose tante donne in stato interessante ultimamente in giro?
dov'erano prima. stanno tutte sgravando in questi giorni. panze allegrotte vanno in giro per dove passo io. chi c'è dietro alle donne incinte?

p

lunedì 25 agosto 2008

Olimpiadi de noantri


La cosa bella di questo agosto è stata che ho seguito le olimpiadi; perchè capitavo ( a scrocco e non) sempre in case country dove alla fine il sottofondo erano le immagini degli sport provenienti dalla grande cina.
Già la cerimonia di apertura ha regalato diverse chicche che dopo tanti giorni ho ritrovato tra i miei appunti; dovrei pensare a cose piu' importanti e che mi diano da mangiare ma ad agosto va così. Dunque. Le sfilate del Bangladesh con i bracciali delle bancarelle de Colle Oppio, La Bolivia che minaccia coca,la Norvegia con la portabandiera che in realtà è Susanna Tamaro, il Kazakhstan che sembrano usciti da uno spot sui re magi, quelli di Samoa con le infradito, quelli del Lesotho con l'imbuto in testa, quelli di Trinidad & Tobago spiccicati a Big Jim, gli Estoni appena tornati dal campeggio dei boy scout, la portabandiera di Samoa che c'ha comunque ragione. A prescindere. E' grossa. Inquietante. I camerunensi coi bonghi, quelli del Montenegro senza amaro. L'Iran che sfila con occhiali e velo; in quest'ordine. Le donne sembrano suore ecologiche. Il Guatemala con la camicia tipica degli ubriachi. Le Ungheresi col vestito dalmata. Macchiato di Yoghurt (greco? oddio è quello di 4 anni prima?) Quelli di Dominica con la polo evidenziata della Stabilo Boss. Togo senza biscotti. Angola con la bandiera a falce e martello. Antigua e Barbados vestiti tutti come quei coglioni che si porta dietro Renzo Arbore. che ogni estate spero che non la superi. E invece ancora va in giro per il mondo a fare il coglione olimpico. e vai con la tarantella. Quelli del Sudan usciti appena adesso da un hammam; quelli della Liberia che stanno direttamente in accappatoio. Gli albanesi scazzati, quelli di Capo verde con le tute anni '70 della Mecap, gli emeriti arabi (emirati, o evirati?) perennemente al telefono; gli argentini con la parrucca da froci che si vestono da froci apposta alle feste delle superiori, gli anoressici della Tanzania, quelli delle Isole vergini con la portabandiera molto felice, forse perchè non era piu' nell'isola, o non piu' tanto vergine...tra gli atleti della Polonia c'era il papa, giuro c'era Karol, l'ho visto io e stava da dio, e dapperutto c'era un cinese infiltrato e poi gli italiani che invadono lo spazio degli altri. Attardandosi un pò...e ridono. ma forse è una paresi estiva permanente. stagionale. poi passa.
e che altro mi ricordo. ah ecco... durante le gare di ping pong, vedere il plurimegagiga campione cinese fare punti a ripetizione e andarsi a prendere la sua palletta come se niente fosse, quando usciva dal campo di gioco; come se stessero al circolo bocciofilo del quadraro. e tutto intorno tribune apposta per vedere questi che giocano a ping pong.
il mio sogno sono le olimpiadi di nascondino.

e di acchiapparella.
Già li sento gli atleti gay che non vedono l'ora di iscriversi.
Con la variante di acchiapparella chiaccherata.
cosi tanto per...

giovedì 7 agosto 2008

winter time


gente che va in giro con la testa mozzata.
ma di qualcun altro.
in canada.
gente che perde questa testa in giro.
e nessuno che la trova.
in grecia.
il mondo è vario perchè è bello.
o era il contrario?

mercoledì 30 luglio 2008

letture estive antiche e sempre nuove # 1


Il Signore lancerà contro di te la maledizione, la costernazione e la minaccia in ogni lavoro a cui metterai mano, finché tu sia distrutto e perisca rapidamente a causa delle tue azioni malvage per avermi abbandonato.Il Signore ti farà attaccare la peste, finché essa non ti abbia eliminato dal paese, di cui stai per entrare a prender possesso.Il Signore ti colpirà con la consunzione, con la febbre, con l'infiammazione, con l'arsura, con la siccità, il carbonchio e la ruggine, che ti perseguiteranno finché tu non sia perito.Il cielo sarà di rame sopra il tuo capo e la terra sotto di te sarà di ferro.Il Signore darà come pioggia al tuo paese sabbia e polvere, che scenderanno dal cielo su di te finché tu sia distrutto. Il tuo cadavere diventerà pasto di tutti gli uccelli del cielo e delle bestie selvatiche e nessuno li scaccerà. Il Signore ti colpirà con le ulcere d'Egitto, con bubboni, scabbia e prurigine, da cui non potrai guarire.

ecco...lettura del mattino.

mercoledì 23 luglio 2008

Karadzic come Quelo


Insomma alla fine Karadzic, dar peggio der peggio criminale di guerra dell'ex Jugoslavia, si era riciclato come dottor Dragan David Dabi. Già noto come DDD. Una specie di disinfettante. Piu' che altro sul suo passato.
Un pò santone un pò bohemien. Uno che non passava inosservato. Uno che lo vedi e dici ma chi è Quelo. Nel senso di Quelo, il santone di Guzzanti.
Uno che dispensava saggezze, omettendo il fatto di aver ordinato di massacrare 8.000 bosniaci. Tanto per. Una cosa che nel suo curriculum aveva tolto. Occupava spazio. Uno stage. Ma in realtà lui è un medico cazzo. Se qualcuno ti muore tra le mani, alla fine è mera statistica. Mortacci de sto vecchio con la barba bianca. Non sono parole mie. E' il coro solenne delle vittime di Srebrenica. Bisturi. Per capire da che parte aprirlo da parte a parte. Per vedere se c'è rimasto qualcosa dentro di quelle urla disumane, che non può non aver sentito.

giovedì 17 luglio 2008

E' bello penne al filo della vita



ieri sera testaccina in un momento di overdose di pastella;
Prima dell'ora del teatro cercavo come un segucio monco i suppli pe i Prati (nel senso del quartiere); nun ce se ragiona piu' co quelli de quer posto;
non c'è romano che tiene botta, so tutti fiji de na mignotta;
nel senso buono; tipo siciliani calabresi, collusi col meridione, che trattano Roma come una regione; io perdo l'appetito e la ragione; non me da il nero de seppia; voglio un supplì che è sta robba qui? non te lo fanno. niente; c'abbiamo le arancina. Con la A.
Porca troia vado a teatro che poi non è un teatro a vedere una cosa con dentro Stefano Fresi.
Che è un attore bravo , un uomo de sostanza, chi lo conosce lo sa, uno che musica col cane che gli fa da coro; uno col maggiolone quello vecchio, che promette eleganza e decoro.
La scoperta dell'america all'antica osteria; spettacolo musicale in 2 tempi di Attilio Corsini liberamente tratto da un copione di Pascarella; con Corsini, Stefano Messina, Annalisa Favetti, Roberto Della Casa (come il vino) e il trio Favete Lingus( Stefano Fresi, Emanuela Fresi e Antonio Fornari). Si sta tutti insieme in mezzo alla piazza de Testaccio, quella davanti al Teatro Vittoria; e io de solito odio gli attori quando te se mettono tra i piedi, e te vogliono coinvolge, invece qui li vai a cercare, che ti pare di sta dentro un posto pure tuo, e allora tanto vale che me parli da vicino, che non c'è il distacco, non c'è nessuno smacco ad avecce il posto riservato, qui chi primo arriva sta bello comodo e beato. c'è profumo di pini mai tagliati, vino bianco direttamente sui tavolacci, neanche una zanzara per dirla tutta, e misticanze di attori, musici e poeti, come il mio amico Aprea che alla fine si emoziona e dice della tenerezza del luogo, di questa sana romanità fatta nostalgia, fatta apposta per far cantare e ridere quelli che a teatro ingessati e seduti non ce li vedi mai; Che se devono agità, che altrimenti che campi a fa.
Pensavo meglio della vita in genere, eppure qui mi riconcilio, che a quello serve il vino e le facce della gente; tutti in equilibrio precario, eppure faccio caso a questa cosa che Roma mi appartiene, con i vocalizzi, le rime baciate, cerco di ricordarmi da che parte si mette l'accento per dì le cose che me piace dì, pe fa le cose che me piace fa.
E' tutto vero.
Poi se vedo il Fresi fa le serenate, me viene in mente una cosa che se potrebbe fare dentro un condominio in cui il portiere è lo stesso di prima, quello riccioletto che balla il tango quando puede. Una cosa Trash che diventerebbe Cult. Vero Alè?

Se campa appesi a un filo, non se scampa,
però per carità
non lo tirate troppo che se strappa
lassateve portà
perchè da un filo messo a pendolone
che va de qua e dellà
seppure nun te spieghi la ragione
è bello dondolà
è bello penne al filo della vita
perchè se sai campà
un attimo che passa de sfuggita
è già un eternità


se dondola, se dondola
se va de qua e dellà
ma un attimo che passa
è già un eternità.

( da "i sette re di Roma" Luigi Magni)

giovedì 10 luglio 2008

Ardecore!



Se sento la musica degli Ardecore me viene da scrive così.
Non lo faccio apposta. Domani sera suonano alla Festa dell'Unità. Prezzi popolari. 5 euro 5.

Se passo sotto il semaforo della merulana sotto la pioggia me bevo
le foglie che mi hanno immerso da sempre quando qui ci passavo anche prima da sempre
Cerco di evitare che si intasi l'ultimo tombino prima che se ne vada a galla roma e chi non riesce a galleggiare mi vede arrivare con i braccioli in braccio
apposta porto a spasso i vecchi dalle panchine e gli levo il vecchiume di dosso che non sta bene, tolgo il trasandato da sotto i lampioni della periferia e indovino l'età di tutti i compleanni dei bambini nei parchi i primi pomeriggi di sole dopo giorni di pioggia coi Mc Donald's chiusi,
perchè stanno in lutto che j'ho ammazzato il pupazzo Ronald che è scoppiato de colesterolo a forza de mcpajata che gli ho proposto io.
Abito allo sprofondo, me ficco nei portoni a prende er ponentino, so sempre stato barzotto come un ragno attaccato a Roma come fosse la sua tela
Abbindolo quello che non c'è e va benissimo così...
Mi sto organizzando tutto un percorso mio di allievi allevati apposta per l'occasione, gente che non ne vuole piu' sapere per quanto non ne sa nulla ancora. Allora mi piazzo, mi paleso dalle parti di una piazza qualsiasi e mi metto a vigilare al centro come a indovinare le direzioni, direttamente senza colpo ferire, finchè non avverto il vento che cambia, diventa un altro tipo di vento e batte l'aria delle savane ardeatine, dei monti Corviali appesi chissà dove, delle colline di trullia, le vedo e le rispetto.
Principalmente sto calmo dico se vedemo quane se vedemo quine, credo che ci siano due cose infinite, universo e stupidità, ma non mi fido dell’universo
Faccio in modo che gli imbecilli escano di scena da qualsiasi porta di roma come se gli regalassi chiavi senza ritorno
metto a morte gli spacciatori e organizzano rave alla cloaca massima perchè dalle fogne sono usciti e li devono rientrare
sciaquo a mani nude le scodelle della caritas e faccio che il popolo affamato che sbava possa sputare direttamente sulla faccia di questi che si pensavano di essere la crema e invece sono solo rancidi andati a male. Tengo il conto di tutti quelli che si crogiolano per l'ennesimo caffè, e giro il cucchiaino per quelli che non ce la fanno piu' anche per questo. Spezzo il pane,spezzo pure il vino già che ce sto, organizzo indianate di tavernello coi barboni dello scalo di San Lorenzo. cerco Mario Angelo e Angelina che si infila nelle cabine per rimediare gli spiccetti, come se non lo sapesse che nessuno ce telefona piu' dalla cabina,
e che piano piano le sfasciano tutte, che se ce fosse un supereroe a Roma, non saprebbe dove anna pe mettese er mantello.
Quanno c’è la callaccia faccio le mani a conchetta e trascino le grattachecce della Sora Maria a Trionfale su tutti i palati assetati e stanchi dei vecchietti ad agosto soli a roma. Io smollico il pane vero e faccio tettoia per l'anima di tutti quelli che vendono gli ombrelli ma stanno sotto la pioggia
leggo le poesie dell'africa della nigeria tutta, del congo addomesticato, del pakistan venuto fuori profumato, leggo quei libricini piccoli che t'appioppano fuori da feltrinelli, io li becco sempre che piove, così li compro e faccio due chiacchiere. E loro mi insegnano la danza della pioggia, intanto che piove, imparo a ballare.

Passo carezze come se avessi le mani solo per queste sulle guance delle mamme al Verano. Faccio il lutto esaurito a Prima Porta pure, vado dalle mamme
che stanno lì e ogni giorno aggiungono fiori come a comporre un enorme mosaico addolorato e bello anche per quello dentro ogni sguardo ci metto il sale così che tutti le lapidi ammucchiate sulle strade consolari siano pronte e condite per la cena anche stasera con mamma e papà.

Scavo da tutte le parti altre linee mie personali di metropolitane preferenziali che faccio usare a chi dico io.
Sgomito, sterzo, faccio contropelo ai vigili urbani che non ridono mai perchè pensano che così sono piu' seri,scarico una versione nuova di solitario per il computer all'impiegata scema della prefettura, che poraccia l'hanno messa li e non fa niente, e non vince manco a solitario.
Scanso Giordano Bruno da sotto il fuoco de Campo de Fiori, e improvviso un barbecue, ma senza tutti quelli che c'hanno invaso la piazza, sopra le verdure del mercato della mattina, la carne del campo vaccino, e già che ci siamo disinfetto la piazza bella da sti cojoni coi megafoni, con la cocaina sottobraccio,
con la macchina che la devono parcheggià piu' vicino possibile, perchè c'hanno le troiette dentro che non possono fa manco du passi, perchè c'hanno trenta centimetri de tacco e i sanpietrini che almeno loro non perdonano. Non perdono nessuno. Mi perdo io.

lunedì 7 luglio 2008

Gabbiano Mannaro


I Gabbiani per me possono anche morire tutti.
Sono romantico e me ne vanto.
Il problema dei gabbiani contemporanei è che sò un pò coatti. Se la comandano proprio ormai. A Roma fanno fuori tutti. Girano col Tmax, e fanno le pinne ai semafori. Non scherzo. I gabbiani evoluti tra un pò semineranno il traffico con lo scooterone. Con la zampa di richiamo per farti capire che loro so veramente fichi e non c'è n'è per nessuno. Sia ben chiaro. Io non ammazzerei mai un gabbiano che mi urla di mattina all'alba con quella cazzo di risata isterica. Uaaaa Uaaa GNa Gna Gna. Sembra il grido di dolore ma al tempo stesso la consapevolezza cinica che prima o poi ci faranno fuori tutti. Sostengo che il Gabbiano sia il vero padrone del mondo. Penso spesso che chi li ha inventati, e successivamente modificati è un vero genio. Perchè ormai siamo tutti spacciati. Ci mangeranno vivi. Si ciberanno di noi a intervalli irregolari. La colazione coi topi della Magliana tra poco non gli basterà piu'. E' solo una mera questione di tempo. Ah balordi...In particolare il gabbiano del cortile interno del mio palazzo col quale vorrei scambiare due chiacchiere. Per capire se è in cura da qualche parte. Perchè la sua risata barra grido di battaglia mi preoccupa non poco.
Mio padre ha una teoria sul fatto che uno del palazzo di fronte gli da da mangiare e quindi loro si accalcano. A parte che c'è n'è uno solo, obeso, eppure non si sa come continua a volare che dio gliela manda buona. E poi la dinamica dell'offrire cibo ad un gabbiano non funziona piu'. Il gabbiano è amante del self service. Fast food.
Bastardo. Gabbiano mannaro perchè non ti bruci al tramonto?
L'avevo detto che ero romantico.

giovedì 3 luglio 2008

Il fantastico mondo di Oz ( e di Ingrid)


Ingrid non c'era due giorni fa alla feltrinelli di via appia nuova. Forse era ancora incatenata. Non lo so. MI sono guardato intorno e non l'ho vista. Eppure quando ieri ho sentito la notizia della sua liberazione ho pensato subito a due cose. Al fantastico mondo di Oz. E ad Amos Oz in persona.
L'altra sera lo scrittore israeliano ha fatto una lezione di scrittura senza che nessuno sentisse il bisogno di appuntarsi qualcosa. Vedi quest'uomo che ti racconta le sue camminate mattutine nel deserto ogni giorno, primavera, estate autunno inverno; te lo immagini che poi si mette a lavorare, che prende il caffè al solito posto.
Immaginazione e immedesimazione inventano i personaggi della nostra vita e ci appartengono. Una specie di cucina dove tutti possono entrare, ma alla fine bisogna decidere chi ha la responsabilità degli ingredienti. Di come amalgamare le cose. Ammesso che uno sappia cosa significhi. Ci racconta dei vicini di casa che si sistemano quando si sentono osservati da Amos Oz, perchè hanno il lieto timore di finire nel suo libro. Non si sa mai. Meglio essere presentabili. Visto che Oz è uno che nei libri ci mette quelli che incontra per davvero.
Senza avere una trama. Senza un finale. Come direbbe Cechov. Essere una spia, che usa la commedia umana per la compassione, per la tenerezza e per l'ironia. NOn so se in quest'ordine. Ma comunque il punto è un altro.
Essere curiosi. Impararlo da bambini. E non perdere l'ingenuità. O qualcosa che ci assomiglia molto. Ecco perchè Ingrid l'hanno liberata.
Ecco dove le cose chiudono il cerchio. Ecco come.

lunedì 30 giugno 2008

All'occorrenza soccorro


Quando vedo la gente che si sente male per strada, mi piace fare questa cosa. Di solito c’è sempre qualcuno che dice. C’è un medico? Io. Eccomi. Faccio il medico in queste occasioni. Non sono un medico, e non so neanche da che parte si comincia a curare qualcuno. Però mi piace l’idea della tranquillità che si forma sulla faccia della gente. Poi mentre si è formato il solito capannello di curiosi mi allontano un attimo con la scusa di chiamare un collega che manco a dirlo non risponde, perché non ho nessun collega medico, visto che non sono un medico. Suggerisco solo di far tenere i piedi alzati al vecchietto che è collassato.
Questa è una cosa che so. La sanno tutti. Ma io faccio la parte. E a me mi credono.
Mi immagino che poi la persona che ho soccorso quando torna a casa peggiora del tutto. Che la prossima volta io non ci sarò. Mica sempre le coincidenze coincidano. Come le "soccorrenze" occorrono quando vogliono loro.

giovedì 26 giugno 2008

Manco li cani


Stamattina scopro che esiste un programma di mediolanum channel (sic) dove fanno dei provini per cercare "attori" che presentino un programma sul teatro. E fin qui tutto bene. Ma come nel film "L'odio" il peggio deve ancora arrivare. Sento che la vocina che staziona dentro di me, che in certi frangenti assomiglia piu' che altro ad un coro greco, mi spinge a non farlo. No. Non cedere. Manda quella mail , sistema quegli appunti che devi mandare sul soggetto; e invece no, voglio proprio compiere il mio naturale esercizio di voyueurismo. Se c'è una cosa che non sopporto è la totale mancanza di capacità artistiche, la presunzione di saper recitare, cantare, ballare, scrivere. MI rendo conto che è un discorso accidioso, e per sua stessa ammissione spregevole, ma d'altra parte questo è il manifesto dell'acredine.
vedere 40 (o qualcosa del genere) candidati sfigati che si affannano a recitare dei monologhi senza alcuna capacità interpretativa mi ha stesso. Il sito dice che bisogna votare i migliori. Ecco controllo bene...no niente non c'è modo di esercitare un dissenso netto e totale. Non guarderò mai in vita mia mediolanumchannel, ma non si può mai dire. Cani del genere ti fanno venire la rabbia. Meglio starne lontani. A me la mediocrità ostentata fa paura. La vergogna, e un sottile ma persistente strato di consapevolezza dei propri mezzi monchi sarebbe gradito.
Manco li cani. Ma davvero. Dio mio non riesco a resistere. Ne guardo altri 3 e poi smetto. E l'antico e sempreverde gusto del trash.

p.s.
cliccando sul titolo del post potrete vedere anche voi questi talenti nascosti.
Preparate l'antidoto alla rabbia però. Questi sono cani veri. Scusandomi con i cani originali.

martedì 24 giugno 2008

Oggi è peggio. Meglio


3 simpatici vecchiarelli maschi appollaiati in una zona d'ombra qualsiasi, stamattina. Sul presto.

1 Oggi è peggio
2 Si. Ma domenica.
3 Domenica poi sei andato?
2 Si a Terracina anche all'ombra mi squagliavo
1 Si ma oggi è peggio

pausa inquietante

2 Al ritorno ci abbiamo messo poco. Ma all'andata.
3 Però però tu che vai al mare di domenica.
1 Vacci prima.
2 Ma mica è casa mia. E'di mia figlia.
1 Sta sempre con quello?
2 Si (sta per aggiungere qualcosa, finge di controllare uno scontrino che ovviamente non butta)
3 Sta ancora con quello stronzo?
2 Non è stronzo. Poi ci sta lei. Mica io.
1 Però diglielo.
2 A chi?
1 A tua figlia. Diglielo che è uno stronzo. Con tutto quello che hai fatto per loro.
(non specifica, ma 2 appare pensieroso. Come a dire. Effettivamente...)
2 Comunque è migliorato.
1 Ma oggi è peggio.
2 Oggi non lo vedo.
3 Meglio.

giovedì 19 giugno 2008

Amy è quel che sarà

Non ho voglia di mettere foto di Amy Winehouse. Se uno passa di qui sente la voce che è la cosa migliore che uno possa sentire in questi giorni.
In rete si trovano foto di siti di gossip che ritraggono questo genio, senza alcun rispetto per l'essere umano. Dicono che Amy morirà presto. Probabilmente non arriverà neanche a compiere 25 anni. Se dovessi spiegare ad un bambino il talento, il concetto di talento non saprei che fare; temo che se gli facessi leggere un libro o vedere un film non capirebbe. Invece la musica. Qualcuno ha detto che la musica dice tutto senza nominare nulla.
Credo che Amy Winehouse potrebbe essere l'esempio perfetto. Senti Amy direi.
Massacrata, fragile, vittima di ciò che il "suo mondo spietato e meraviglioso" ha creato. Come Cobain, come Janis Joplin dicevamo ieri con la mia collega amica identitycrash. A me fa male quando i talenti si tolgono di scena. Mi immagino già quello che direbbero dopo. Si parlava dei posteri, dell'essere postumi. e della convinzione che morire per un'artista a volte è l'unica soluzione. Pero' per cantare cazzo Amy bisogna essere vivi. Poi esistono le tracce musicali che uno tiene comunque addosso, che se le porta dietro.
In questi giorni quando ho saputo l'ennesima notizia triste che riguardava la Winehouse ho detto che prima o poi vorrei vederla cantare dal vivo.
Ubriaca, con la ketamina a portata di mano, con il naso spaccato dalla cocaina, eppure con tutta la sua voce, sofferente, presagio di una vita sospesa, e illuminata come poche altre cose. Vorrei esserci. Tutti a soffiarle aria sulle ferite. Quando il sangue esce vuol dire che sei vivo. Finchè esce.
La madre di Amy dice che sua figlia non la riconosce piu'; ma lo dice con la tenerezza di una madre, sapendo che qualcuno ha dato, e qualcuno toglie. Si dice così no? Io sono uno di quelli che non pensa che si potevano salvare Kurt Cobain, Janis Joplin, Tenco.
Io credo che l'arte inizia e finisce con la libertà di un gesto salvifico e distruttivo al tempo stesso. Non ci si può fare nulla. Non credo che Amy pensi a Janis Joplin quando le dicono che così finisce che muore. A differenza sua è continuamente assediata da telecamere, zoom, macchine fotografiche, fan che pur di scattarle una foto da vendere a qualche giornale scandalistico british, venderebbero un rene. Amy è la strega cattiva. Amy è la fata buona. Amy cade da sola in casa. Amy vuole dei figli. Una famiglia. Amy crolla e dentro le cose ci mette l'unica certezza che ha. Le corde vocali a cui si aggrappa. e con cui rischia di soffocare.
Sarà il suo genoma da vetro rotto sulla pelle, sarà questa sua miscellanea russa ebrea che le devasta il cuore. porta dei segni che non conoscono nascondigli. e si mette a cantare per questo. per la catarsi. Non per essere quella che tutti ricorderanno. No.

lunedì 16 giugno 2008

Lavanderia e attesa


Mi piacciono le lavanderie. E mi piace aspettare.
I tempi d'attesa in certi posti funzionano meglio.
Si usano delle monete che solo lì hanno valore. Ancora li chiamano gettoni. Si leggono dei libri perchè ci trovi le storie. Non dici che stai leggendo un libro perchè sai...no, leggi una storia, che è diverso. Le molecole dentro sono pulite.
In questi posti sostanzialmente la gente è lievemente sorridente. Ce ne sono ancora poche a Roma, ma quelle che ci sono mi affascinano. Ogni volta mi chiedo cosa ho da far lavare di enormemente gigante, che mi spinga ad entrarci.
Mi viene in mente sempre l'anima. Anche se sono consapevole che non sia gigante. Niente affatto. Mi piacerebbe incontrare delle persone. Parlare di ciò che stanno leggendo.
Conversare in altre lingue. Come se la centrifuga ci rimescolasse i dittonghi. E premesse sul palato per far uscire le parole che non sappiamo come dire.

Intanto che aspetto cerco di fare il ciclo completo.
Da dentro si vede benissimo fuori.

L'altro giorno ho visto arrivare uno matto che voleva entrare nella lavatrice.
Aveva scelto un momento ideale. Perchè c'era un black out.
Diceva che dentro ci aveva lasciato una cosa di quando era piccolo lui.
Mi sembrava convincente. Io ci credo. Chissà le cose che mi ci sono perso dentro.

Se il ciclo di lavaggio fosse una specie di hula hoop temporale come la mettiamo?

lunedì 9 giugno 2008

Altre 3 vite (almeno)


L'altra sera alla libreria Giufà a San Lorenzo i tipi di Minimum fax hanno organizzato l'incontro con uno dei miei scrittori preferelli. Rick Moody. E' uscito il suo nuovo libro (Tre vite) appunto. Abbandonando la didascalia sfrenata diciamo che è stata una di quelle serate in cui capisci che i reading hanno senso se qualcuno ha delle cose da dire.
Moody è un grande scrittore e i suoi racconti parlano frantumando e balbettando le questioni delle cose (come piace a me); C'erano vari tipi umani. La Stancanelli dalle nostre parti col suo fedele cane al seguito, che avevo già visto al Lian piu' volte; ormai siamo amici (col cane ovviamente). E poi Zadie Smith che faceva da introducer dello scrittore di New York. Zadie vive nella nostra città insieme al marito (anche lui romanziere , tale Nick Laird, un irlandese dalla penna colorita di cui vi consiglio "La banda delle casse da morto" anche perchè è l'unico uscito nella nostra italietta credo); tornando alle parole dette da Moody mi vengono in mente delle cose.
Di quando ha parlato degli esseri umani talmente impegnati a prendere l'aperitivo che non si accorgono piu' delle metafore. Che mi pare una efficace e devastante descrizione di ciò che sta accadendo hic et nunc.
Con quel cappello sulla testa, la voce rotta dalle corde vocali ingiallite di new york portata a spasso con tutti i fonemi che la riguardano, Rick Moody descritto come un Cheever piu' cerebrale, uno Swift piu' legato alla realtà, un pò meno schizzato però di Kurt Vonnegut. E altrimenti era troppo. Si parla del ruolo del romanziere americano ( e vieppiu' quello newyorkese) post 11 settembre. Si dice che il romanzo perfetto sul tema non è ancora stato scritto, ma gli estremi romantici simbolici di Safran Foer (Molto forte incredibilmente vicino) e quelli di Ken Kalfus piu' visionari in salsa Cassavetes ( Uno stato particolare di disordine) a me hanno parlato di come la letteratura può affrontare gli eventi tragici e restituirli sottoforma di Metafora. Ecco che in quei casi qualsiasi aperitivo potrebbe risultare letale. Si finisce a parlare di ironia che forse è morta con le torri. Venuta giu' di schianto. Si dice che l'ambiguità è necessaria alla scrittura. E sono d'accordo su tutto. Anche sul si di Moody alla solita domanda del tipo col sigaro e avana (ancora possono circolare liberamente) intorno ai 45, presunto belloccio che me lo immagino che legge tutte le recensioni, e poi imposta la domanda col tipico sottofondo "io so le cose e sono qui apposta per farmi dire bravo guarda quante cose so" e Moody risponde "Si".
Ma levati adesso. Fatti un aperitivo se non capisci la metafora.

Per cui metto piede sulla parte piu' orientale dell'isola, stesso punto in cui misero piede gli italiani, stesso punto su cui misero piede gli irlandesi, stesso punto su cui misero piede i portoricani, e adesso ci entro, perchè fintanto che sono macerie non mi importa quanto fa caldo, ci entro, è come un deserto di vetro e sabbia, una discarica ridotta in vetro dalle fiamme, e sento le voci, anche se ormai ne è passato di tempo, tutte quelle voci, a strati, una sull'altra, nelle loro centocinquanta lingue diverse, non riesco a distinguere niente di ciò che dicono, sento solo che dicono: Ehi, è ora che qualcuno ci ascolti. "

mercoledì 4 giugno 2008

Nuovi mestieri da considerare alla bisogna


L'altro giorno ho incontrato un amichetto mio che non vedevo da tempo e mi ha detto che si è messo in proprio. Dice così. Comincia a parlare di sè come se non fosse presente al momento. Mi ha detto siediti che ti racconto sta cosa che dico io quando procaccio nuovi adepti per il mestiere nuovo barra novizio da considerare alla bisogna. E' tempo di matrimoni no? Io annuisco; ma un minimo davvero. Eppure gli basta, se lo fa bastare e parte.
Je dico…tu fai il sosia dell’ex de Veronica, te autoinviti, non te preoccupà, fai finta de esse uno che si chiama Marco. Tanto e’ pieno de marchi ai matrimoni.
Tu punti un tavolo co un marco a caso no? te siedi e pe tutta la cena racconti nefandezze su usi e costumi sessuali della sposa. Ovviamente bevi. Tanto è gratis. Ma mantieni quella soglia minimale di credibilità. Ad un certo punto però sbrocchi e quando stanno pe taglia la torta, finalmente te fai riconosce e urli a tutti che la sua (della sposa of course) posizione preferita è dietro la porta con sopra la torta, o sotto la porta in mezzo alla torta, insomma di poco ti importa, ma del fatto che quella è una che se uno vuole se la intorta.
Considera le nonne ai matrimoni. I vecchi in genere.
Mi guardo in giro, vedo la faccia delle nonne presenti a questo matrimonio. Le vedo contrite per quello che ho detto e un po’ mi dispiace.
Mi dispiace…ma sti cazzi.
E' questa è una delle espressioni chiare e contorte di questi tempi incerti.
Mi dispiaccio ma al tempo stesso la mia psiche non può che esimersi dal considerarmi immune a qualsiasi straccio di cordoglio o come vogliamo chiamarlo.

venerdì 30 maggio 2008

Come ho imparato a odiare i trolley # 1



Il trolley fuori dal contesto per cui è stato progettato è pressochè fuorviante.
Il fatto che qualcuno lo trascini fiero e stancamente nel sottoscala del mio condominio aumenta la
possibilità di una strage nei prossimi cinque massimo 6 minuti.
Il trolley è la risposta. A cosa? All'inquinamento acustico che produce. Ogni trolley ha un padrone.
Padrone che va in vacanza. E quindi inquina.
Perchè la gente va in vacanza e io invece no.

lunedì 26 maggio 2008

Al Pigneto stai mansueto


Al Pigneto occorre che uno stia mansueto
l'ha scoperto Rossellini, l'ha ripreso Pasolini
basta rime che altrimenti mi incastro.
Solo che in questo posto incastonato tra le consolari che mi piacciono succedono strane cose; gira voce che gli strozzini se la prendono coi bengalesi, e coi pachistani dalla faccia malinconica. Fanatico di negozi stile Apu dei Simpson, mi sembrano tutti enormi contenitori di storie e mi pare un delitto andare a fargli la caccia. E invece si.
Ci sono le spranghe. I piedi di porco. I pugni. Qualcuno li ha inventati, e c'è gente che sta messa così male da non sapere che farci a tenerli fermi e buoni.
Alla fine dei massaggi dei cinesi, nel mezzo dell'aperitivo tramontato nella zona pedonale, alla penombra dell'unico cinema a Roma che io mi ricordo che si azzardò a proiettare "Drawing Restaurant 9" di Matthew Barney e la ragazzetta sua Bjork. Che er a bello, che poi uscivi e c'avevi questa strana impressione che il mondo alla fine è pure un posto piccolo. Ora l'idea migliore che mi gironzola per la testa è che qualcuno alla fine recuperi la memoria. la memoria storica di certi quartieri e li trasformi in qualcosa tipo musei a cielo aperto. Che tu truzzo neonazista con le spranghe non ci puoi entrare. Non dico che suona il metal detector ma quasi. E alla fine verrebbe fuori una specie di Belleville, una falsariga del Marais, qualcosa che assomiglia a Tribeca. Un posto rifugio dentro questa Roma che al momento mi spaventa.
Ma che nessuno ci può inventare diversa da come è.
E le vecchiette che abitano nel pianerottolo dei trans sono felici così. Alla fine è segno dei tempi. L'importante è che la cicatrice si cancelli ad un certo punto.

giovedì 22 maggio 2008

Come se piovesse...


Mi piace. Mi piace proprio l'espressione come se piovesse. Rende l'idea di qualcosa che non la puoi fermare. Una volta che decide, è deciso così. In questi giorni la stagione dei monsoni per quanto ne sappiamo ha invaso Roma in ogni pertugio remoto.
Ieri volevo andare ad incontrare David Grossman, lo scrittore, quello di "che tu sia per me il coltello" e ho pensato di prendere la mia celeberrima r4 che però ha deciso di abbandonarmi proprio ai lati di un campo nei pressi del Quadraro vecchio bombardato e rimesso al mondo in questi tempi di rivisitazione alla celestini style.
Insomma il tempo passava, la mia macchinetta aveva forse preso troppa acqua in questi giorni, si sentiva trascurata, non lo so. Mi ha abbandonato. Ha fatto proprio quell'espressione che fanno le macchine vecchie per farti sentire in colpa. Tossiva. Il carburatore mi pare. Ma non lo so. Quando piove mi annebbio completamente. Bello. Da piccolo simulavo meteoropatie simbiotiche e ci cascavano tutti. Adesso non lo so.
Mentre passava il tempo, la pioggia aumentava, ma era leggera, sottile, poi cessava, poi ricominciava. Ho camminato fino a tornare a casa passando come un folletto pasoliniano tra i giardini del quadraro, la via dei consoli abbattonata per il freddo, i negozi dei pachistani, i vecchietti fuori dai circoli bocciofili ad allungare le mani per sentire se spiove, battute romane da pochi soldi eppure necessarie ...è una nuvola passeggera...da domenica non vuole passare piu'...aiuti di pozzanghere ad inzupparci piedi e pantaloni che non ce ne importa nulla, l'umido dell'alito dell'aria a soffiare fiato come se piovesse.
Che in effetti vuol dire che piove. Bambini sotto la pioggia e al posto delle orecchie bach e i concerti brandeburghesi che mi appoggio addosso come una specie di ombrello che mi tiene il tempo sottocoperta. Qualcuno ha inventato l'ipod e ancora mi funzionano i piedi nonostante tutto. Seguo i miei passi. Faccio caso ai bisbigli delle persone, e ogni parola mi arriva bagnata, e mi scivola addosso, che è come dire
che se smette di piovere smette anche tutta la musica intorno.

mercoledì 21 maggio 2008

Eskimo friend


Anche i maghetti non ce la fanno. Merlin, ragazzo eschimese , ha deciso di suicidarsi.
Se ha deciso così ci saranno dei motivi. Lui è uno dei soldati americani (ebbene si, veniva dall'Alaska, dalla splendida Alaska) che è stato arruolato per combattere in Iraq. Solo che passare dalle sue selvagge e meravigliose terre del nord fino per sprofondare gambe e cervello nel deserto iracheno non è cosa buona e giusta.
O c'è dell'altro? Le statistiche fornite dal governo yankee ci dicono che solo nello scorso anno il numero dei suicidi è cresciuto del 20%. Merlin era un nostalgico. Il suo professore di Anchorage ( e mi viene in mente la splendida canzone di quando ero un diciasettenne ribelle, quella di Michelle Shocked con cui boicottavo le feste del tempo). Il professore ha tentato di creare un legame tra Merlin e i suoi amici del nord, i suoi amici dei ghiacci che gli hanno scritto, lo hanno confortato. Ma lui alla prima licenza col pensiero di dover tornare in Iraq non ha retto.
E' crollato il suo pensiero. O forse si è sciolto.
A parte il destino avverso di nascere e crescere in un posto meraviglioso come l'Alaska, ma al tempo stesso essere parte arruolabile di un paese come gli stati uniti di adesso, dico a parte questo mi piace pensare che ci sia una musica apposta per lui. E' una canzone di qualche anno fa di Damien Rice, del primo Damien Rice, quello che fece il concerto all'Horus a Montesacro ed eravamo in 30 , di cui almeno 27 stranieri . I look to my eskimo friend, i look to my eskimo friend, i look to my eskimo friend, è tutta così, una specie di nenia di addio, si potrebbe tradurre come faccio affidamento nel senso di guardare, confidare, ricorrere al mio amico eschimese.spero in lui, e nelle granite che vorrà offrirmi, che il mio sogno è una granita gigante dalle parti dell'alaska. Gli sciroppi li porto io Merlin.

se capisco come funziona magari metto pure la musica su questo cavolo di aggeggioblog

lunedì 19 maggio 2008

Il senso del ritmo


Ieri sera in preda ai fumi della vittoria all'ora del tramonto me ne vado a correre nello splendido parco che costeggia gli acquedotti e tutto fa pensare che uno alla fine può anche essere felice.
C'è un profumo nell'aria che la metà bastava. Le balle di fieno accatastate ai lati del sentiero che passo a rapide falcate, mischiando i respiri con l'aroma di fiori che mi piace pensare spruzzino fragranze antiche e nuove apposta per me.
C'è questa giornata che sta finendo, un vento che smuove i neuroni e li massaggia come se fosse un mantra naturale. Non so che cavolo sto dicendo, ma mi pare che certe volte correre in un parco di sera faccia questo effetto. Alcuni studiosi dicono che sia euforizzante, ai limiti del drogato.
Penso a questa cosa da tossico della corsa nel mio parco preferito, e improvvisamente mi deprimo. Così. Di botto. E li sento da lontano. Quanti saranno? Penso a delle cose, penso a come deviare per non trovarmeli di fronte. Ma quanto ho corso? Sono finito in Africa forse? NO cazzo i Bonghi no. i suonatori di bonghi no. Non se ne può piu'. Ma perchè suonano? Mi faccio delle domande. Ma chi gliel'ha regalati sti cazzo de bonghi. Ma perchè non si fanno solo le canne senza bonghi intorno? Non hanno nessun ritmo, non seguono un'idea di armonia, non hanno neanche la postura dell'africa, non ci sono mai stati in africa, non sanno neanche di che materiale è fatta. Hanno solo qualche parvenza di capello mediamente piu' lungo, stile giamaica get down freestyle e allora dicono cazzo se suono il bongo alla fine rimorchio na cifra. Forse si. Forse no. Però avete dei seri problemi.
E allora la mia modesta proposta per dirla alla Swift è quella di riuscire a confinarli tutti in un ghetto ovviamente isolato acusticamente. Così questi geni del ritmo potrebbero esercitarsi liberamente nella loro solenne melodia da bongo ( o bingo) che tanto alla fine il senso di squallore è lo stesso.
Si narra di cani felici che ricomincerebbero a scodinzolare con l'aria liberata dal suono dei bonghi. Si narra di intere specie animali che deciderebbero di trasferirsi in Africa. Li forse la vita sarebbe piu' dura. Magari un canetto potrebbe trovarsi in seria difficoltà nella savana. Ma vuoi mettere la pace dei sensi?
I bonghi...ma dai...ci pensate noi tutti insieme in Zimbabwe a suonare i clacson atteggiandosi a grandi maestri con le movenze e le posture che ne conseguono?
Basta bonghi nei parchi. Liberiamo i bonghi. Un pò come i nani da giardino. Riportiamoli in Africa, in Giamaica. Facciamoli riposare. Dopo tutte le botte che hanno preso...e dai su...di no ai bonghi.

giovedì 15 maggio 2008

Problemi di slancio e di equilibrio nell'Europa centrale



Credo che morire sia sostanzialmente un atto definitivo.
Ma non è detto. Per quanto riguarda la prossemica del commiato ho tutta una teoria. Mi immagino la grazia con cui ci si avvicina all'evento; e mi piace pensare ad uno stile nell'uscire di scena. Ecco perchè ieri quando ho letto la notizia del fatterello ( è proprio il caso di chiamarlo così) non ho potuto fare a meno di abbandonarmi all'ilarità. Dunque. Nel Canton Ticino qualche giorno fa un gruppo di giovini del posto, evidentemente immuni all'uso delle cellule neuronali, o comunque diversamente cerebrati, hanno pensato bene di esercitarsi nella nobile arte della gara di sputi.
Ebbene si. Tu dici, ma come in Svizzera, tutto pulito, tutto lindo, ma dai pensavo che sputassero solo a Torbella, e invece no, in Svizzera si sputa. La legge lo permette. E c'è gente che ci rimane sotto. Nel senso letterale del termine. Un baldo giovine di 29 anni, con la speranza di una vita fatta di cioccolatini orologi brillanti e macchine cabriolet, ha avuto un eccesso di salivazione improvvisa tale da doversi liberare.
Ha organizzato una gara di sputi con il suo amichetto del cuore mentre deambulavano, immagino annoiati, in un albergo sito a Lamone-Cadempino nel Canton Ticino.
E fin qui tutto bene. Essendo che l'agonismo degli svizzeri, neutrali conclamati, non si esprime se non in queste stronzatelle appiccicose, ha pensato bene di superare di gran lunga lo sputacchio filamentoso del suo amico che lo sfidava a singolar tenzone.
Ha preso una rincorsa che manco Carl Lewis , al grido di lo sputo è mio è lo gestisco io, si è lasciato un pò troppo andare verso la ringhiera del balcone, ha perso l'equilibrio. E' morto. Non invento nulla.
Non si neanche se ha vinto.
Ma mi piace pensare che un coglione del genere sia precipitato sopra il suo stesso sputo. Mi piace l'idea che non si distingua la differenza tra slancio ed equilibrio.
Mi piacerebbe che la Svizzera registrasse il marchio coglione (r) con la faccia stilizzata del giovanotto in questione. Per onorarlo. Mica per altro.

martedì 13 maggio 2008

la fiera del salone dell'est che per due soldi



Reduce (è il caso di dirlo) dal salone del libro 2008 di Torino, sviluppo alcuni concetti basichi sull'editoria e il problema dell'addensamento pubblico nell'italia settentrionale. Ma anche orientale. Da cui est. Da cui fiera.
Finita la pantomima delle conseguenze, per prima cosa urge fare caso che alla fiera del libro c'è tutto e il contrario di tutto. Tanto per dirne una. Una neonata casa editrice che esce con due titoli. Un inedito di Cesare Pavese (cosa?) e il romanzo confessione di un tipo che è andato a Sanremo minacciando di impiccarsi se qualcuno non avesse prima o poi (ma immagino vista la situazione, meglio prima che poi) pubblicato il suo romanzo. La casetta editrice di cui sopra ha deciso di salvarlo mandando in stampa le sue fatiche. A quando una fiction?
Alla fiera del libro ti perdi. Io poi ho una sorta di rifiuto ancestrale contro i posti dove arrivi, fai il biglietto, e loro in cambio ti consegnano una mappa. Non so mai dove mi trovo neanche quando entro. Non c'è il pallino rosso che mi dice you are here. Perchè non inventano un pallino rosso che segue i movimenti. Anzi, solo i miei di movimenti. Che sarebbe meglio. I libri alla fiera del salone dell'est non costano affatto due soldi. Topolini che rosicchiano pagine si possono trovare. E ti credo.
poi c'è questa usanza da mercato di litorale romano fuori dagli stabilimenti mentre sciabatti e ti togli la sabbia. Fico sto pareo. Si ma quanto costa. Eh. 20 euro. E il tipo berbero o quel che è. Dai a 15 euro è tuo. Facciamo 28 e ne prendo 2? Ecco alla fiera del libro funziona così. Solo che uno non va in ciabatte e non vendono parei. Ma non sono sicuro. Gli incontri con gli autori sono notevoli. Ecco quello si. A parte la bellezza (tema di quest'anno) nel romanzo con Berardinelli (noto critico letterario) che ha reso soporifero qualsiasi aggettivo determinativo incontrollato.
Dopo una notte insonna Roma MIlano Torino fiera est non ci si poteva fare.
Però bello l'incontro con tutti i LucarelliStarnoneCarofiglioBallestra che parlavano delle loro passioni, mentre un attore faceva il verso del topo al microfono, bello il suono delle poesie ebraiche, bello ciò che ti arriva se ascolti e basta. Ottimo il punto di vista di uno come Etgar Keret. Lui scrive racconti brevi e ha questo senso dell'umorismo che attraversa strati diversi e nascosti della psiche.
Vede le cose in un modo semplice. Parla di memoria personale, di intimità da difendere. e dell'imprevedibilità della lingua che inventi con le storie.

lunedì 5 maggio 2008

Il mondo deve sapere. Ma anche no...


Venerdi sera si decide di andare a teatro a vedere "Il mondo deve sapere" tratto dal blog romanzo o qualcosa del genere di tale Michela Murgia. Premesso che un buon motivo che mi spinge all'azione è la presenza come attrice sul palcoscenico di Teresa Saponangelo che ho sempre apprezzato. Anche in tempi non sospetti. Da questo blog romanzo o quel che è hanno anche tratto (mc cojon) il film di Virzì. Tutta la vita davanti. Ora, a parte la riflessione spontanea che sorge sulla pomposità dei titoli derivati e affini, lo spettacolo è veramente veramente brutto. Non c'è un minimo di azione, di capacità di empatia. Fin dall'inizio quando vedevo la Murgia presenziare dappertutto per presentare il suo blog avevo subodorato qualcosa di strano.
Lei praticamente ha intitolato (spero con autoironia, ma mi comincia a venire qualche dubbio) "Il mondo deve sapere" la sua esperienza di venditrice telefonica in un'azienda multinazionale. Descrive le tecniche varie che si usano come se fosse scivolata in una sorta di girone infernale; come se qualcuno ce l'avesse ammanettata con lo scotch da pacchi. Parla di motivazioni, incentivi, e tutto ciò che riguarda il lavoro per obiettivi come se fossero parolacce che la sua boccuccia di rosa non può nemmeno pronunciare. Un'ipocrisia devastante, che almeno nello spettacolo, non suscita nessuna indignazione. Esattamente che cosa mi stai raccontando? Per tutto il tempo dello strazio, ti viene da bofonchiare tipo mantra interruptus la frase "E allora?" . Fammi capire, mi racconti la tua esperienza da venditrice di aspirapolveri e dovrei sentirmi vicino alla tua sofferenza. Ma vattene. Ma chi ti trattiene. O invece è piu' probabile che il blog, e tutto il resto sia nato proprio perchè "si sa" adesso va di moda il sociale, il teatro pseudo civile (ma che vordì) impegnato. Il teatro civile? Il teatro ci prende per il culo. Se è vero che lavorare in un call center (come si conveniva nel parlare post teatro da un ubriaco ristoratore cinese dietro a via nazionale) sia il nuovo modo di intendere la fabbrica e tutte le cose di cui ci imbeviamo per far capire che siamo contemporanei e sappiamo come va il mondo. Deve sapere che al mondo il fatto che uno si lamenti di certi lavori non frega nulla. Sai che c'è? Va così...
Però che uno ci faccia uno spettacolo teatrale? Beh insomma.
Quindi avere la motivazione di una lingua, e l'obiettivo di una storia è davvero troppo vero? Boh.
In compenso la serata si chiude per un saluto fugace a identity crash in versione buonaugurio che ha deciso di fare due zompi al rialto santambrogio. Solo la situazione ingresso mi ha confermato che è davvero un posto di merda , pieno di fichetti che pensano di organizzare le serate piu' fiche del pianeta, e che adesso da centro sociale, o quel che erano si sono trasformati ne piu' ne meno in uno degli ennesimi locali del centro, con i buttafuori che ti guardano male, se blocchi la fila solo perchè stai pensando a delle cose. Io penso che mi mancano le serate all'Angelo Mai. Evviva sempre l'angelo mai. Mai visto un buttafuori all'Angelo Mai. Anche nella notte di resistenza di due anni fa, con Capossela e tutti gli altri.

Il mondo lo doveva sapere. ma anche no...

martedì 29 aprile 2008

Hostaria da Alemanno. La prima a destra



In quanto che ha vinto Alemanno
urge pensare alla riduzione del danno
In quanto che Alemanno ha vinto
credo che tutto ciò che avevamo di bello vada estinto
In quanto Alemanno vinto che ha
Porca la troia la Patria Alì & Mortà
Visto che Alemanno ha vinto tutto quanto
Uscirò di casa per il funerale mio soltanto
tanto vestito di nero per vestito di nero
meglio almeno esse sincero
Vaffanculo a tutti quelli che ieri stavano in Campidoglio
L'unica speranza è che almeno qualcuno ce butti l'olio
su quelle scalinate
sulle vostre adunate
olio di ricino non sarebbe male
visto che è davvero troppa 'sta pena capitale

giovedì 24 aprile 2008

Il Pil di padre Pio



Oggi a San Giovanni Rotondo casca il mondo casca la terra , verrà riesumata la salma di Padre Pio. Lui probabilmente non ne sa nulla. Lui, quasi certamente, lo troveranno rivoltato nella tomba, visto il caos che troverà ad attenderlo. Previsti tonnellate di fedeli ammaestrati armati di euro e spiccetti della fede.
Anni fa in una sitcom per la Rai scrissi in una puntata che il prodotto interno lordo italiano ha uno scatto in avanti grazie a Padre Pio. Ovviamente la battuta (se così possiamo dire) è stata "censurata". Ebbene si. esiste la censura.Molte cose non si possono dire. Tipo parlare di Padre Pio. O di altri marchi. E già perchè sono i marchi quelli in concorrenza. Oggi expò Padre Pio farà faville.
A sua insaputa. Mi piacerebbe conoscere il suo commercialista. Sarei un suo devoto. Anche perchè se ognuno oggi spende qualche spiccetto di euro (non dico tanto) con la scusa che è per lui, beh un pensierino a quotarlo in borsa io ce lo farei.
E bravi...
Prevedo anche vendita posticcia di foto su ebay. E una foto in cui qualcuno dirò che PP si è mosso e ha chiesto una percentuale. Che mi pare il minimo.
O comunque l'equo compenso. D'altra parte il grosso del lavoro l'ha fatto lui. Tipo Morire e diventare Santo. E le due cose non sempre coincidono...

lunedì 21 aprile 2008

La colpa


Ho finito di leggere questo romanzo pubblicato da una delle mie case editrici preferite. Dunque. La questione di cui parla il romanzo è abbastanza complessa, eppure nella sua interezza, semplice e nuda. Tanto per cominciare l'autore ha affrontato le conseguenze di ciò che voleva raccontare chiedendo di essere scomunicato dalla comunità mormone di cui ha fatto parte per un certo periodo della sua vita. Ha messo le mani avanti, visto che alle stigmate non ci credeva neanche piu'.
Quella che in America è anche conosciuta col "nobile" nome Chiesa di Gesu' Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni nel romanzo diventa la causa scatenante delle violenze, e della follia implicita del protagonista, che comincia ad avere fede solo in ciò che si può ottenere dai sensi di colpa. Mi rendo conto che un tema del genere di questi tempi investe anche la nostra beneamata (ca va sans dire) iglesia cattolica, con Ratzi che a Ground 0 e in ogni luogo degli States ha chiesto scusa e ha preteso di prendere su di sè tutti i mignoletti delle vittime di violenze sessuali da parte di preti e rappresentati della chiesa.
Si prevede una nuova enciclica dal titolo "mannaggia il diavoletto che ci ha fatto litigà, pesce fritto e baccalà".
Che oltre ad essere una celeberrima rima baciata, può essere usata alla bisogna anche come una sana liturgia che ci salva a tutti.
Il libro merita anche se ho divagato. Capitoli finali incomprensibili che sfiorano alcuni arcani concetti di redenzione e espiazione.
" Soltanto pochi minuti dopo aver sollevato la questione, la discussione della sua condizione entrò nei ranghi delle cose che letteralmente non riusciva a sentire. Buchi, pensò lei, e immaginò come doveva essere:vivere tra vuoti che si aprivano a tua insaputa, cose che sembravano spazi vuoti e trasparenti, come se il mondo fosse incompleto".
La colpa- Brian Evenson- Isbn edizioni-

mercoledì 16 aprile 2008

Se fossi Frocio


Se fossi Frocio arderei lo mondo
Se fossi Frocio mi farei anche un monco (se me po esse utile)
Se fossi Frocio vivrei come una drag queen casalinga disperata
Se fossi Frocio a teatro troverei posto come pubblico autore regista
Se fossi Frocio scriverei di froci e tutti direbbero che bravo questo senti che profondo. E qualcuno direbbe ma parla solo de froci, embè che c'è, se fossimo a Berlino la Love Parade t'avrebbe già spiaccicato se solo ce provavi a criticà l'amichetti miei frocetti belli
Se fossi Frocio riderei ogni volta che qualcuno dice cazzo fica vulva glande
Se fossi Frocio organizzerei un fottio di feste anni ottanta e la gente "verrebbe" a forza di gridolini
Se fossi frocio sodomizzerei a casaccio
Se fossi Frocio mia madre all'inizio ci rimarrebbe male ma poi faremo shopping insieme e incontreremmo mio padre che si fa la ceretta
Se fossi Frocio direi che è tutta colpa degli etero
Se fossi Frocio capirei come si cucina un risotto col wok
Se fossi Frocio vivrei in un loft barra attichetto
Se fossi Frocio farei l'esegesi dei fumetti di Batman e capirei molto meglio la figura allegorica di Robin
Se fossi Frocio le amiche donne direbbero che simpatico e brillante, secondo noi non è frocio. Organizzerebbero dibattiti su questo tema. E io sarei ancora + frocio.
Se fossi Frocio sarei Lesbico
Se fossi Frocio aprirei una Froceria
Se fossi Frocio nel tempo libero collezionerei sopracciglia usate
Se fossi Frocio mi lamenterei col sarcasmo trendy ma sarei sempre molto fico
Se fossi Frocio sarei meno Gay degli altri ma anche no
Se fossi Frocio prima o poi vincerei un David, un Oscar, un Nobel, un vibromassaggiatore fallato
Se fossi Frocio sarei fallato
Se fossi Frocio mi inculerei da solo. (ma forse non mi piacerebbe)
Se fossi Frocio ma Frocio non sono e quindi me la prendo in der Q

venerdì 11 aprile 2008

evitare di farsi male



Ipoteticamente domenica e lunedi il popolo italiano è chiamato alle urne.
La prima cosa che mi sono chiesto quando ho capito che significa urne è se dovevo preoccuparmi in qualche modo delle ceneri come rimanenza. Già la parola urne secondo me non aiuta, in piu' in questo overtime della nostra dignità melliflua siamo ovviamente attenti ad ogni cosa. Visto che questo blog si chiama spregevole, stamattina, mentre sfogliavo la repubblica col caffè, pensavo che in fondo bastava prendere notizie così random per ricavarci almeno una quindicina di post per i posteri.
E invece no. Ieri a Roma in centro c'erano delle macchine della polizia municipale messe di traverso. Cioè tipo al semaforo dopo il Colosseo prima di prendere via Labicana, diciamo davanti al Coming Out c'erano questi messi coatti col muso che guardavano chi arrivava. A me in quei casi mi sale l'ansia. Anche se ho tutto in regola. Che ovviamente non è vero. L'idea che l'approssimarsi delle elezioni in un paese si misuri con la paura esponenziale di qualcosa che vada storto mi procura un deja vu. Mi fa tornare alle piccole e ipotetiche certezze. Le tribune elettorali che da piccolo origliavo e mi sembrava tutto così chiaro; ogni cosa al suo posto.
Le giacche. I vestiti. I microfoni vecchi.
E adesso il ritorno nelle piazze con la gente dentro che fa finta di stare in piazza, ma vede che c'è la televisione, e si comporta come se ci fosse la televisione, e la piazza smette di avere senso. Alla fine se ti abitui a questo ti abitui a tutto. Lo sforzo di non pensare che tutto è uguale mi sembra un esercizio nobile e necessario di questi tempi. Forse esistono delle differenze. Forse siamo invischiati in qualcosa che sembra non appartenerci. Il senso di scollamento che si respira. C'è chi non andrà a votare che tanto che serve, chi ha perso la scheda, oddio che palle devo andare a richiederla, chi va a votare ma tanto boicotto la scheda, ci scrivo quello che mi pare, come se qualcuno si mettesse a leggere ciò che scrivi tu, chi farà il weekend fuori, chi fingerà una malattia; chi si sentirà diversamente inabile al voto in quanto tale.
Io credo che andrò. Paraponzi ponzi pò.
O cercherò di costruire una macchina per votare che faccia tutto al posto mio.
Anche se (ovviamente) non saprei come farla funzionare.
Ma sarebbe divertente portare ognuno un pezzo diverso e rimontarla insieme.
e vedere se succede qualcosa.

martedì 8 aprile 2008

It's Juno time

Juno è come speravo che fosse.
Mi ha restituito la voglia delle piccole storie che a poco a poco diventano

grandi e quando lo capisci dopo ti sembra di stare meglio.
Contiene il germe di qualcosa che apprezzi al momento ma sai che diventerà una

specie di rifugio per capire come dovrebbero andare le cose.
In fondo Ellen Page nella storia ( e forse nella vita)è una dea. Non potrebbe

abortire perchè "l'ambulatorio sapeva di dentista"; non potrebbe impiccarsi ,

soprattutto se usa come corda una lunga liquirizia rossa, che finisce per

mangiare. Dolci, dolcezze, recupero dell'infanzia, come filo rosso di questo

film che alcuni troveranno . e che altri invece no. e va benissimo così.
Poi siccome è un film scritto bene, ci sono delle scene che uno si ricorda.
Tipo quando lei va a parlare con lui, e gli dice delle cose, e lui appoggia la

sua mano col polsino sul suo pancione e con uno sguardo tenero le dice

"Maghetta" (tradotto letteralmente Wizard in originale). E li uno finisce che si commuove. E poi ad un certo punto Juno Mc Guff arriva con la sua bicicletta e la chitarra a tracolla a casa di lui, si siedono di fronte, un cenno di intesa e attaccano a suonare le loro due chitarre acustiche; una canzone dei Moldy Peaches. Ma la voce è quella di Ellen Page e Michael Cera.


...You're a part time lover and a full time friend
The monkey on your back is the latest trend
I don't see what anyone can see in anyone else
but youI'll kiss you on the brain in the shadow of the train
I'll kiss you all starry eyed my body swingin' from side to side
I don't see what anyone can see in anyone else...

E lentamente li lasciamo al loro destino di maghetti
con quell'armonia di fondo.
Alla fine esco e sono molto poco spregevole.
Avrei bisogno di alcune ciliegie.
It's Juno time.

giovedì 3 aprile 2008

Se il buongiorno si vede dal mattino...


La sveglia. La mattina.
perchè se fosse in qualsiasi altro orario sarebbe tutto molto diverso.
Ora hanno inventato questi aggeggi che praticamente tu la sera imposti la musica su un cd o quel che è e poi come per magia la mattina dopo ti svegli con la tua canzone preferita, che uno dice fico è la mia canzone preferita, yeah get up stand up.
ti senti bene ti senti cool, ti immagini di scattare dal letto, pronto a mordere il mondo, a farlo a fette. Non vedi l'ora di fare il caffè. Davanti allo specchio ti sembra di scorgere Jude Law e invece sei tu. Tutto a meraviglia. Se non fosse che dopo due o tre mattine l'effetto "sorpresa" della sveglia mattutina con la canzone preferita svanisce lasciando il posto ad una specie di rantolo che cominci a odiare.
Ti chiedi come abbia fatto questa ad incidere una canzone, ti sorge il dubbio legittimo che in realtà sia confinata dentro quello spazio tecnologico e viva nutrendosi di vitamine mp3. Non so. Il delirio comincia nel momento in cui ti accorgi che se quella stessa canzone la risenti per caso in uno spazio comune (aereo centro commerciale sala d'attesa) ti viene voglia nell'ordine di
1 dirottare
2 annunciare una bomba tipo arrotino e ombrellaio (su cui presto questo blog aprirà un trattato)
3 pontificare sull'italia lo sfacelo la fine che faremo e il rimpianto su ciò che eravamo, sempre se eravamo qualcosa

ecco perchè da un pò di tempo
verso le 6, 6 e 20 mi sale l'ansia al pensiero
dell'ennesimo inizio della "canzone preferita".

Ecco perchè in caso di attacco nucleare,
tranquilli tutti. Io sarò già sveglio.
Pronto a canticchiare la celeberrima canzone preferita.
Se c'è una cosa bella degli attacchi nucleari immaginifici è che puoi immaginarti
proprio quello che ti pare.
Tipo che alla fine il superoe che viene a salvarti è quello che canta
la "sua" canzone preferita del mattino. In questo caso Natalie Imbruglia.
Che non è male. Sai com'è...

lunedì 31 marzo 2008

Un'insopportabile allergia agli annunci in genere



Il terzo premio "Spregy" del mese va a...(rullo di tamburi, ne basta uno)
L'annuncio online di una 25enne che si definisce "bellissima e superficiale"
La risposta di un uomo d'affari: "Sei un bene che si svaluta, sarebbe meglio affittarti"
A New York una donna cerca di vendersi al miglior offerente, ma il banchiere saggio e sagace fiuta il pessimo affare.

"HO 25 anni, sono superficiale e di una bellezza spettacolare (sic) Cerco un marito che guadagni almeno 500mila dollari l'anno". Ecco!
La tipa in questione ci tiene a chiarire che si magari può suonare male, ma d'altra parte facendosi i suoi conti ha pensato bene di mettere le cose in chiaro.
La tipa aggiunge con una certa dovizia di particolari che ha frequentato anche uomini d'affari che guadagnano tra i 200 e i 250 mila dollari, ma su quella cifra rimani sempre nel limbo del ceto medio. Non sia mai.
Per fortuna qualcuno ha risposto al suo annuncio, affermando di avere i requisiti richiesti.

"In termini economici, io non posso che incrementare i miei guadagni mentre è assolutamente certo che tu non rimarrai bellissima" ha scritto il banchiere. "Sei una risorsa che non può che svalutarsi, io sono invece un bene in crescita". Quindi ha spiegato: "Tu adesso hai 25 anni e rimarrai attraente per i prossimi cinque anni, ma sempre meno ogni anno che passa. La tua bellezza comincerà a sbiadire. Non è quindi un buon affare 'comprarti' - che è quello che chiedi - sarebbe meglio affittarti" ha concluso il misterioso banchiere; che pare appartenga alla divisione investimenti della JP Morgan Chase.
E quindi non sia solo un personaggio inventato dal marketing delle risposte perfette.
A me capita sempre di pensare alla risposte perfette che dovrei dare in certe occasioni x, quando ormai sono in una posizione y, che non mi permette di fare la minima mossa z. Ma in questo caso, il tipo ha avuto l'intuizione giusta.
Possiamo quindi organizzare un torpedone per New York indi incontrarlo di persona, stringergli la mano.
e fare insieme un elenco delle donne spregevoli che si incontrano di tanto in tanto.
E compiacerci della lista che ne viene fuori.

giovedì 27 marzo 2008

Fatti una domanda e datti una risposta



Ho poche fobie nella mia insana vita. Una di queste è il testimone di Geova.
Spesso si muovono in branchi. A volte sono due, tipo carabinieri, e per lo piu' di età prossima al declino. E hanno la tipica faccia di quelli che se non gli dai ascolto te la faranno pagare prima o poi.
Ultimamente arrivano in orari impensabili. La notte ad esempio.
Sarà una specie di rave?
A me di solito succede che mi sveglio tutto sudato
e la campana della porta sta suonando per me. Oddio, è lui ( la versione condominiale di dio?) forse ho esagerato, apro contrito, forse mi inginocchio sui ceci, che tengo sempre a portata di mano, e mi trovo davanti una tipa brutta vera con gli occhiali con tredici misure in piu, un maglione verde bottiglia sformato, la gonna marrone avariato, una testimone di Geova insomma, mi sbatte in faccia l'opuscolo...e mi dice Cristo, Cristo è la risposta!
Cristo è la risposta Cristo è la risposta Cristo è...siccome lo dice in continuazione io penso che si sia incantato, cristo è la risposta, cristo è la risposta, cristo è
prego signora entri non vorrei mai gli spuntassero le stigmate direttamente sul pianerottolo.
Cristo è la risposta, Cristo è, si si certo...la porto in cucina. Niente non funziona, è impallata. la scuoto, niente, faccio un caffè. passano quei due minuti e mi sembra che lei continua è andata in loop cristo è cristo è...non riesco a sentire il tipico sbuffo perchè la tizia nella cucina insiste, è un martello, cristo è la risposta, cristo è la risposta, forse la pagano, cristo è la risposta cristo è la risposta cristo è la risposta. spunta il caffè. bollente, come piace a me. ora però io glielo lancio in direzione gengive.cristo. è. la. risposta. definitiva. ma vede, cristo signora io,
io non ho fatto nessuna domanda.

venerdì 21 marzo 2008

Una via crucis per tutte le stagioni





Prima stazione- xxx condannato a morte
Benvenuti ad Auschwitz (coro di alcuni poliziotti all'arrivo dei fermati alla caserma di Bolzaneto)
Seconda stazione- xxx caricato della croce
A una donna, che protesta e non vuole firmare, è mostrata la foto dei figli. Le viene detto: “Allora, non li vuoi vedere tanto presto…”. A un’altra che invoca i suoi diritti, le tagliano ciocche di capelli. Anche H. T. chiede l’avvocato. Minacciano di “tagliarle la gola”. M. D. si ritrova di fronte un agente della sua città. Le parla in dialetto. Le chiede dove abita. Le dice: “Vengo a trovarti, sai”. Poi, si è accompagnati in infermeria dove i medici devono accertare se i detenuti hanno o meno bisogno di cure ospedaliere.
Terza stazione - xxx cade per la prima volta
In un angolo si è, prima, perquisiti - gli oggetti strappati via a forza, gettati in terra - e denudati dopo. Nudi, si è costretti a fare delle flessioni “per accertare la presenza di oggetti nelle cavità”.
Quarta stazione - xxx incontra sua madre
Probabilmente avrebbero picchiato anche la madre di Carlo Giuliani quel giorno.
Quinta stazione- Simone di Cirene porta la croce di xxx
C’era anche un carabiniere “buono”, quel giorno. Molti “prigionieri” lo ricordano. “Giovanissimo”. Più o meno ventenne, forse “di leva”. Altri l’hanno in mente con qualche anno in più. In tre giorni di “sospensione dei diritti umani”, ci sono stati dunque al più due uomini compassionevoli a Bolzaneto, tra decine e decine di poliziotti, carabinieri, guardie di custodia, poliziotti carcerari, generali, ufficiali, vicequestori, medici e infermieri dell’amministrazione penitenziaria. Appena poteva, il carabiniere “buono” diceva ai “prigionieri” di abbassare le braccia, di levare la faccia dal muro, di sedersi. Distribuiva la bottiglia dell’acqua, se ne aveva una a disposizione. Il ristoro durava qualche minuto. Il primo ufficiale di passaggio sgridava con durezza il carabiniere tontolone e di buon cuore, e la tortura dei prigionieri riprendeva.
Sesta stazione - xxx La Veronica asciuga il volto di xxx
Forse qualcuna chiamata Veronica avrà asciugato qualche traccia di sangue
Settima stazione- xxx cade per la seconda volta
È saltato fuori durante il processo che la polizia penitenziaria ha un gergo per definire le “posizioni vessatorie di stazionamento o di attesa”. La “posizione del cigno” - in piedi, gambe divaricate, braccia alzate, faccia al muro - è inflitta nel cortile per ore, nel caldo di quei giorni, nell’attesa di poter entrare “alla matricola”. Superati gli scalini dell’atrio, bisogna ancora attendere nelle celle e nella palestra con varianti della “posizione” peggiori, se possibile. In ginocchio contro il muro con i polsi ammanettati con laccetti dietro la schiena o nella “posizione della ballerina”, in punta di piedi.
Ottava stazione- xxx ammonisce le donne di Gerusalemme
Forse qualcuno avrà urlato contro le donne presenti in divisa, in quella gomorra che era Genova di quei giorni
Nona stazione- xxx cade per la terza volta
Nelle celle, tutti sono picchiati. Manganellate ai fianchi. Schiaffi alla testa. La testa spinta contro il muro. Tutti sono insultati: alle donne gridato “entro stasera vi scoperemo tutte”; agli uomini, “sei un gay o un comunista?” Altri sono stati costretti a latrare come cani o ragliare come asini; a urlare: “viva il duce”, “viva la polizia penitenziaria”. C’è chi viene picchiato con stracci bagnati; chi sui genitali con un salame, mentre steso sulla schiena è costretto a tenere le gambe aperte e in alto: G. ne ricaverà un “trauma testicolare”. C’è chi subisce lo spruzzo del gas urticante-asfissiante. Chi patisce lo spappolamento della milza.
Decima stazione - xxx è spogliato delle vesti e abbeverato di aceto e fiele
Poi, gli innaffiano il viso con gas urticante mentre gli gridano. “Comunista di merda”.
Undicesima stazione- xxx è inchiodato sulla croce
I piercing venivano rimossi in maniera brutale. Una ragazza è stata costretta a rimuovere il suo piercing vaginale con le mestruazioni dinanzi a quattro, cinque persone”. Durante la visita si sprecano le battute offensive, le risate, gli scherni. P.
Dodicesima tredicesima stazione- xxx muore sulla croce- è deposto dalla croce
D. arriva nello stanzone con una frattura al piede. Non riesce a stare nella “posizione della ballerina”. Lo picchiano con manganello. Gli fratturano le costole. Sviene. Quando ritorna in sé e si lamenta, lo minacciano “di rompergli anche l’altro piede”. Poi, gli innaffiano il viso con gas urticante mentre gli gridano. “Comunista di merda”. C’è chi ricorda un ragazzo poliomielitico che implora gli aguzzini di “non picchiarlo sulla gamba buona”. I. M. T. lo arrestano alla Diaz. Gli viene messo in testa un berrettino con una falce e un pene al posto del martello. Ogni volta che prova a toglierselo, lo picchiano. B. B. è in piedi.

Gli sbattono la testa contro la grata della finestra. Lo denudano. Gli ordinano di fare dieci flessioni e intanto, mentre lo picchiano ancora, un carabiniere gli grida: “Ti piace il manganello, vuoi provarne uno?”. S. D. lo percuotono “con strizzate ai testicoli e colpi ai piedi”. A. F. viene schiacciata contro un muro. Le gridano: “Troia, devi fare pompini a tutti”, “Ora vi portiamo nei furgoni e vi stupriamo tutte”. S. P. viene condotto in un’altra stanza, deserta. Lo costringono a denudarsi. Lo mettono in posizione fetale e, da questa posizione, lo obbligano a fare una trentina di salti mentre due agenti della polizia penitenziaria lo schiaffeggiano. J. H. viene picchiato e insultato con sgambetti e sputi nel corridoio. Alla perquisizione, è costretto a spogliarsi nudo e “a sollevare il pene mostrandolo agli agenti seduti alla scrivania”. J. S., lo ustionano con un accendino.
Ogni trasferimento ha la sua “posizione vessatoria di transito”, con la testa schiacciata verso il basso, in alcuni casi con la pressione degli agenti sulla testa, o camminando curvi con le mani tese dietro la schiena. Il passaggio nel corridoio è un supplizio, una forca caudina. C’è un doppia fila di divise grigio-verdi e blu. Si viene percossi, minacciati.

In infermeria non va meglio. È in infermeria che avvengono le doppie perquisizioni, una della polizia di Stato, l’altra della polizia penitenziaria. I detenuti sono spogliati. Le donne sono costrette a restare a lungo nude dinanzi a cinque, sei agenti della polizia penitenziaria. Dinanzi a loro, sghignazzanti, si svolgono tutte le operazioni. Umilianti.
Umiliano i malcapitati, le malcapitate. Alcune donne hanno bisogno di assorbenti. Per tutta risposta viene lanciata della carta da giornale appallottolata. M., una donna avanti con gli anni, strappa una maglietta, “arrangiandosi così”. A. K. ha una mascella rotta. L’accompagnano in bagno. Mentre è accovacciata, la spingono in terra. E. P. viene percossa nel breve tragitto nel corridoio, dalla cella al bagno, dopo che le hanno chiesto “se è incinta”. Nel bagno, la insultano (”troia”, “puttana”), le schiacciano la testa nel cesso, le dicono: “Che bel culo che hai”, “Ti piace il manganello”.

Chi è nello stanzone osserva il ritorno di chi è stato in bagno. Tutti piangono, alcuni hanno ferite che prima non avevano. Molti rinunciano allora a chiedere di poter raggiungere il cesso. Se la fanno sotto, lì, nelle celle, nella palestra. Saranno però picchiati in infermeria perché “puzzano” dinanzi a medici che non muovono un’obiezione. Anche il medico che dirige le operazioni il venerdì è stato “strattonato e spinto”.

Il giorno dopo, per farsi riconoscere, arriva con il pantalone della mimetica, la maglietta della polizia penitenziaria, la pistola nella cintura, gli anfibi ai piedi, guanti di pelle nera con cui farà poi il suo lavoro liquidando i prigionieri visitati con “questo è pronto per la gabbia”. Nel suo lavoro, come gli altri, non indosserà mai il camice bianco. È il medico che organizza una personale collezione di “trofei” con gli oggetti strappati ai “prigionieri”: monili, anelli, orecchini, “indumenti particolari”. È il medico che deve curare L. K.

A L. K. hanno spruzzato sul viso del gas urticante. Vomita sangue. Sviene. Rinviene sul lettino con la maschera ad ossigeno. Stanno preparando un’iniezione. Chiede: “Che cos’è?”. Il medico risponde: “Non ti fidi di me? E allora vai a morire in cella!”. G. A. si stava facendo medicare al San Martino le ferite riportate in via Tolemaide quando lo trasferiscono a Bolzaneto. All’arrivo, lo picchiano contro un muretto. Gli agenti sono adrenalinici. Dicono che c’è un carabiniere morto. Un poliziotto gli prende allora la mano. Ne divarica le dita con due mani. Tira. Tira dai due lati. Gli spacca la mano in due “fino all’osso”. G. A. sviene. Rinviene in infermeria. Un medico gli ricuce la mano senza anestesia. G. A. ha molto dolore. Chiede “qualcosa”. Gli danno uno straccio da mordere. Il medico gli dice di non urlare.

Per i pubblici ministeri, “i medici erano consapevoli di quanto stava accadendo, erano in grado di valutare la gravità dei fatti e hanno omesso di intervenire pur potendolo fare, hanno permesso che quel trattamento inumano e degradante continuasse in infermeria”.

Non c’è ancora un esito per questo processo (arriverà alla vigilia dell’estate). La sentenza definirà le responsabilità personali e le pene per chi sarà condannato. I fatti ricostruiti dal dibattimento, però, non sono più controversi. Sono accertati, documentati, provati. E raccontano che, per tre giorni, la nostra democrazia ha superato quella sempre sottile ma indistruttibile linea di confine che protegge la dignità della persona e i suoi diritti. È un’osservazione che già dovrebbe inquietare se non fosse che - ha ragione Marco Revelli a stupirsene - l’indifferenza dell’opinione pubblica, l’apatia del ceto politico, la noncuranza delle amministrazioni pubbliche che si sono macchiate di quei crimini appaiono, se possibile, ancora più minacciose delle torture di Bolzaneto.
Quattordicesima stazione- xxx è deposto nel sepolcro
Possono davvero dimenticare - le istituzioni dello Stato, chi le governa, chi ne è governato - che per settantadue ore, in una caserma diventata lager, il corpo e la “dimensione dell’umano” di 307 uomini e donne sono stati sequestrati, umiliati, violentati? Possiamo davvero far finta di niente e tirare avanti senza un fiato, come se i nostri vizi non fossero ciclici e non si ripetessero sempre “con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza”?

nota
Spregevole + cit Giuseppe D'Avanzo (repubblica.it)